Autonomia regionale, patto anti-inciucio e presidenzialismo. Il Centrodestra nella partita delle alleanze cala un bel tris sul tavolo da gioco in vista delle prossime elezioni regionali, e risponde al voto su Rousseau del M5S che ha aperto alle alleanze a livello locale con il Pd.
A dirla tutta, però, se di sfida vogliamo parlare qui il Centrodestra straccia di brutto Pd-M5S che sono ancora ben lontani dal costruire una coalizione su un programma ben definitivo. Anzi, al di là delle roboanti dichiarazioni di entrambi gli schieramenti, pochi sono stati i passi in avanti verso un’alleanza organica. Il che conferma in maniera ancora più evidente che l’unico collante che tiene insieme il Pd e il M5S è la paura di perdere il potere.
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E che cosa si fa quando si ha paura? Ci si abbraccia, come appunto stanno facendo Pd e M5S. Per poi, però, un secondo dopo passata la paura tornare lontani come se niente fosse. Ed anche se la paura è tanta continua lo stallo nelle trattative a livello regionale nelle Marche e in Puglia, dove non si registrano passi in avanti. Anzi più passano i giorni e più sembra evidente l’impossibilità di giungere a un’intesa.
Per non parlare sulle tematiche nazionali, come il Mes. Ieri Graziano Delrio, capogruppo del Pd alla Camera che in un’intervista a La Stampa è tornato sull’argomento chiedendo al premier Conte un’operazione verità per fare chiarezza e fugare i dubbi in casa Cinquestelle.
Una richiesta che segue la lettera, sempre pubblicata su La Stampa, del segretario Nicola Zingaretti, in cui si ribadiva la necessità di attivare il Mes e di non perdere più tempo.
Tutti esempi che evidenziano quanto la strada dell’alleanza tra Pd e M5S sia impervia e che il voto su Rousseau abbia messo, piuttosto che tolto, ulteriori castagne sul fuoco. Ma che soprattutto la confusione e le divisioni siano aumentate in quel vaso di Pandora che ormai è diventato il M5S.
L’accordo rilancia il Centrodestra in vista delle prossime elezioni regionali
Di tutt’altro tenore l’accordo siglato ieri dal Centrodestra tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia al punto che proprio Ignazio La Russa ha evidenziato che «chi sperava che Fdi, Lega e Forza Italia si dividessero sui temi del presidenzialismo e dell’autonomia regionale è servito». Nello specifico dell’accordo la leader di FdI, Giorgia Meloni, spiega che «grazie a Fratelli d’Italia il centrodestra compatto firma il patto anti-inciucio. Finalmente è arrivata la firma degli alleati e voglio ringraziare Matteo Salvini e Silvio Berlusconi».
Un patto che se da un lato «conferma il sostegno all’autonomia», dall’altro aggiunge «due punti imprescindibili: il sostegno di tutto il centrodestra al presidenzialismo, elemento fondamentale per rafforzare l’unità nazionale e l’efficienza delle istituzioni centrali, e il patto anti-inciucio per vincolare tutti i partiti della coalizione al rispetto degli impegni programmatici presi con i cittadini».
Due temi che, come chiarisce il senatore di FdI Antonio Iannone, commissario regionale in Campania, sono «due storiche nostre battaglie: il presidenzialismo e il patto ‘anti inciucio’. In particolare, ritengo che il presidenzialismo bilancerà il riconoscimento delle autonomie territoriali, creando quel giusto equilibrio secondo una visione patriottica e nazionale capace di non penalizzare il Mezzogiorno».
E chiaramente la sua attenzione è rivolta alla Campania, perchè questo accordo conferma che «il Centrodestra è unito più che mai e rappresenta l’unica coalizione in grado di offrire una prospettiva di governo seria, affidabile e soprattutto basata su un programma e non sulla fame di poltrone e incarichi agli italiani. E questo è un segnale importante per i cittadini della Campania che rafforza la proposta politica di Stefano Caldoro e del Centrodestra».
Soddisfazione anche dagli esponenti di Forza Italia dove la capogruppo alla Camera, Maria Stella Gelmini rileva come «la coalizione di centro-destra rappresenta l’unica alleanza politica credibile, coesa, e in grado di dare una prospettiva di governo e di stabilità all’Italia»; mentre al Senato la capogruppo Anna Maria Bernini le fa eco chiarendo che «il centrodestra è l’unica coalizione con un progetto politico unitario e in grado di dare un governo stabile al Paese. La stagione dei trasformismi e dei governi senza mandato popolare è durata anche troppo, e il Conte bis deve rappresentarne l’ultima espressione: ora serve una svolta, che è auspicabile giunga già alle prossime elezioni regionali».
Nel Centrodestra Fratelli d’Italia e Forza Italia esultano, in silenzio il vertice della Lega
Nel Centrodestra, invece, silenzio dagli esponenti leghisti che, ad esclusione dell’ex ministro Lorenzo Fontana che ha dato l’annuncio, hanno preferito rimanere in silenzio. E dire che all’interno dell’accordo c’è proprio il via libera all’autonomia regionale a cui i leghisti tengono tanto. Come confermano le parole dello stesso Fontana: «Abbiamo richiamato gli alleati a un impegno particolare sull’autonomia, un punto che per noi è fondamentale e rispecchia il volere espresso da oltre 2milioni di veneti».
Non solo, perché «l’autonomia è un aspetto imprescindibile e prioritario che, dovendo passare da Roma, necessita di un accordo a livello nazionale tra tutti i partiti di centrodestra. Siamo quindi soddisfatti di aver convinto, su questo punto, anche gli altri partiti».
Senza dimenticare che l’accordo firmato ieri giunge dopo «una trattativa lunga e per certi versi complicata». Ecco perché il silenzio dei leghisti oggi risulta quando mai strano. Tenuto conto anche che l’esito non era per nulla scontato vista la posizione nazionalista e patriottica di Fratelli d’Italia, che non a caso fino all’ultimo ha tenuto il punto.
E non è casuale che il via libera all’accordo sia giunto proprio dopo l’inserimento di due punti precisi, cioè due impegni, quali quelli sul presidenzialismo e sul patto anti-inciucio. Peraltro, quest’ultimo suona quasi come uno scappellotto alla Lega per la sbandata con il M5S dell’anno scorso.
L’accordo nel Centrodestra con il via libera all’autonomia regionale rafforzerà Luca Zaia anche all’interno della Lega?
Tant’è che la Lega è rimasta in silenzio e paradossalmente la ragione sta proprio nel fatto di aver incassato un accordo in cui c’è proprio il riconoscimento dell’autonomia, tanto a cuore alla Regione Veneto. Il che suona però come un successo per Luca Zaia, in procinto di essere riconfermato governatore con percentuali bulgare, che tanto si è speso per questo obiettivo, minacciando addirittura nelle settimane scorse di essere pronto a correre da solo per le prossime regionali.
Tutto ciò riportato in una Lega che rispetto a un anno fa ha perso quasi dieci punti percentuali e dove la linea politica di Salvini sembra essere sempre meno condivisa, e soprattutto infallibile, spiega se non la freddezza la quasi sufficienza con cui il vertice leghista ha trattato l’avvenuta intesa. In fin dei conti proprio sull’autonomia un anno fa Matteo Salvini aveva minacciato la crisi e quindi risulta quanto meno strano il silenzio di queste ore.
Comunque sia, si tratta di un grande risultato per il Centrodestra che si avvicina a queste regionali con una proposta politica chiara e con un programma definito. Tutto quello che manca al Pd e al M5S che sono alla ricerca di un punto di equilibrio. Che però giorno dopo giorno risulta sempre più un miraggio che una reale possibilità. E questo potrebbe avere un peso non indifferente per le prossime elezioni regionali, e chissà se non anche per lo stesso governo Conte.
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