Il caso Franco Alfieri: quando la sinistra tace e la doppia morale emerge

Non è solo un caso giudiziario, ma una questione morale

L’arresto di Franco Alfieri, ex presidente della Provincia di Salerno ed ex sindaco di Capaccio Paestum, ha gettato un’ombra inquietante sulla gestione del potere in Campania. Per Alfieri e gli altri 9 indagati le accuse sono pesantissime: dovranno rispondere, a vario titolo, di scambio elettorale politico-mafioso, tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, detenzione, porto e cessione di armi da guerra e comuni da sparo e favoreggiamento personale.  Un terremoto giudiziario che svela una fitta rete di connivenze e interessi, eppure il consueto clamore mediatico che la sinistra e il Movimento 5 Stelle riservano ai loro avversari politici in questi casi sembra svanito nel nulla.

Il sistema di potere costruito in Campania dal governatore Vincenzo De Luca mostra crepe profonde. Alfieri, per anni suo fidato collaboratore, era già stato arrestato lo scorso ottobre per un’inchiesta su appalti truccati. Ora emergono nuovi inquietanti dettagli che coinvolgono anche ambienti mafiosi. Eppure, mentre solitamente la sinistra è solerte nel chiedere dimissioni e sbandierare battaglie di legalità, ora tutto tace. Nessun assedio mediatico, nessuna mobilitazione contro il «sistema», nessuna dichiarazione indignata dei soliti moralizzatori della politica.

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La doppia morale

La doppia morale della sinistra e del M5S è ormai evidente: quando si tratta di avversari politici, la macchina del fango e del giustizialismo parte immediatamente, spesso senza attendere nemmeno l’esito delle indagini. Ma quando lo scandalo tocca i loro uomini, la strategia cambia. Silenzi imbarazzati, tentativi di minimizzare, attacchi di distrazione verso altri temi. Un atteggiamento che dimostra come per certa politica l’etica e la legalità siano solo strumenti da usare in modo opportunistico, non valori da difendere sempre e comunque.

Le accuse a carico di Alfieri e della sua rete sono di una gravità inaudita. Si parla di voti comprati con il favoreggiamento di un imprenditore legato alla camorra, di pressioni e minacce verso esponenti politici locali, di un vero e proprio patto di potere che ha inquinato il processo democratico. Una situazione che, se fosse accaduta a parti inverse, avrebbe già scatenato manifestazioni, interrogazioni parlamentari e trasmissioni televisive dedicate alla «deriva mafiosa della politica».

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Le reazioni del centrodestra

Fratelli d’Italia e il centrodestra, «chiedono trasparenza e giustizia senza pregiudizi». Il senatore Antonio Iannone ha annunciato un’interrogazione parlamentare per sollecitare la massima attenzione del Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sulla vicenda. Si chiede di verificare se vi siano stati condizionamenti mafiosi anche in altri enti amministrativi dove Alfieri ha operato e di garantire che le prossime elezioni provinciali di Salerno e comunali di Capaccio-Paestum si svolgano nella massima legalità.

Il deputato di Fratelli d’Italia Marco Cerreto ha inoltre sottolineato come il «sistema Cilento» sia il frutto di un metodo di governo basato sulla gestione clientelare del potere, con responsabilità politiche precise che arrivano fino ai vertici della Regione Campania. La richiesta di una commissione d’accesso al Comune di Capaccio Paestum è più che legittima: occorre accertare se e fino a che punto questa rete abbia condizionato le istituzioni locali.

Il garantismo a corrente alternata

Questa vicenda non è solo un caso giudiziario, ma una questione morale che chiama in causa l’intera classe politica. Il garantismo è un principio fondamentale, ma non può essere a corrente alternata. La sinistra e i 5 Stelle devono spiegare perché tacciono di fronte a uno scandalo di questa portata, mentre in altri casi si ergono a paladini della giustizia. Il doppiopesismo è ormai sotto gli occhi di tutti, e gli italiani non si fanno più ingannare da chi usa la legalità come una clava solo quando fa comodo.

Il centrodestra campano è determinato a non fare sconti perché: «la Campania e l’Italia intera meritano una politica pulita, libera da logiche di potere opache e collusioni inaccettabili. La legalità non è un valore a intermittenza e non può essere sacrificata sull’altare degli interessi di partito».

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