«Dottoressa mi fa male tutto, scusami», Cristina muore a 41 anni: poteva essere salvata

Esposto in Procura per accertare la verità

La voce è debole, il respiro è spezzato dal dolore. Cristina non urla. Chiede aiuto come può, senza forza, senza fiato. «Aiutatemi. Aiutatemi», ripete su quella barella che la tiene immobile, prigioniera di un dolore che nessuno riesce (o vuole) ascoltare. «Mi fa male tutto dottoressa… scusami». Si scusa mentre soffre, come se la sua richiesta di aiuto potesse creare disturbo, come se quel dolore, che la sta spezzando, fosse un peso per gli altri.

È il 3 marzo, sono le tre del mattino e il pronto soccorso del Ruggi d’Aragona di Salerno diventa il teatro silenzioso del suo calvario. Cristina Pagliarulo ha 41 anni e qualcosa dentro di lei sta cedendo, lo sente. Ha paura. Sente dolore. Ma riceve una flebo di antidolorifico e il consiglio di tornare a casa.

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È l’inizio di una fine già scritta

Torna a casa con il dolore che non si placa, anzi. Peggiora, diventa insopportabile. Cristina viene accompagnata di nuovo al Ruggi, poche ore dopo. I medici stavolta fanno una Tac. Ischemia intestinale. Si dovrebbe operare subito. Cristina però resta lì, sulla barella, in attesa che un medico si accorga della gravità della diagnosi. Quando decidono di operarla, è troppo tardi. Cristina muore. E non per una malattia incurabile.

L’agonia di Cristina è stata ripresa da un cellulare. Una telecamera improvvisata che diventa il testimone della tragedia. Registra, inquadra, si fa prova di ciò che accade (o meglio, di ciò che non accade). Non serve a salvare Cristina, ma a documentare. Sarà quel video, ora, a raccontare ciò che nessuno potrà più smentire. E forse servirà a pretendere giustizia. Grazie a quel video ora le urla di Cristina vengono ascoltate da migliaia di persone, peccato che non serva a riportarla in vita.

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A raccontarlo è «Fuori dal Coro», il programma di Mario Giordano su Rete 4: Cristina, secondo il medico legale Pasquale Bacco, poteva essere salvata. Se solo qualcuno avesse ascoltato il suo corpo, i suoi lamenti, le sue richieste di aiuto che si spegnevano nei corridoi affollati e sfiancati di un pronto soccorso al collasso. Se solo qualcuno avesse letto la Tac!

Mario Polichetti, responsabile nazionale Sanità dell’Udc, parla di barbarie, di sistema sanitario piegato e privo di dignità. Chiede un’interrogazione parlamentare. E vuole risposte. Vuole sapere chi ha declassato il codice rosso ad arancione. Chi ha scambiato una grave ischemia addominale per semplici calcoli.

Cristina chiedeva scusa alla «Dottoressa»

E mentre si rincorrono le dichiarazioni, i comunicati, i rimpalli di responsabilità, l’amministratore Vincenzo D’Amato, manager dell’ospedale, tace. Nessuna parola, nessuna spiegazione. Solo silenzio. Quel silenzio che ha accompagnato gli ultimi istanti di Cristina, sola, su una barella e con una TAC che parlava chiaro: ischemia intestinale.

Si chiede giustizia

L’associazione Codici ha annunciato un esposto in procura per chiedere piena luce su quanto accaduto. Vogliono risposte, vogliono giustizia. «Non è accettabile morire così – dichiara Ivano Giacomelli, segretario nazionale di Codici –. È doveroso capire se ci siano state responsabilità, omissioni, ritardi che hanno trasformato una corsa contro il tempo in una resa senza speranza». Cristina Pagliarulo, 41 anni, madre di un bambino piccolo poteva salvarsi. Doveva essere salvata.

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