La premier: rafforzare la difesa ma senza tagli ai fondi di coesione
Sì al rafforzamento della difesa, ma senza toccare i fondi di coesione; no all’invio di truppe italiane in Ucraina, tema che «non è mai stato all’ordine del giorno», come pure l’esercito comune europeo; Europa e Usa devono restare uniti, perché è «inimmaginabile» costruire delle «efficaci garanzie di sicurezza» dividendo le due sponde dell’Atlantico; e sui dazi, bisogna evitare «rappresaglie» e trovare «soluzioni di buonsenso» provando a scongiurare una guerra commerciale con Donald Trump.
Davanti alla platea di Palazzo Madama, la premier Giorgia Meloni traccia la linea che il governo italiano porterà al tavolo del Consiglio europeo di Bruxelles del 20 e 21 marzo, dove si parlerà di Ucraina e del maxi-piano di riarmo targato Ursula von der Leyen.
Una posizione, quella dell’esecutivo, sintetizzata nella risoluzione in 12 punti della maggioranza, frutto di un paziente lavoro di mediazione che ha visto protagonista il ministro degli Affari Ue Tommaso Foti, oltre ai capigruppo del centrodestra. Alla sinistra della premier prende posto il ministro degli Esteri Antonio Tajani; alla destra, quello dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Assente il vicepremier leghista Matteo Salvini, all’estero per impegni istituzionali.
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Il rapporto con la Lega
Ma il ministro delle Infrastrutture ci tiene in mattinata ad augurare ‘in bocca al lupo’ a Meloni in una telefonata che i rispettivi staff definiscono «cordiale e amichevole». I due, si legge in una nota, scherzano «sugli ennesimi retroscena che raccontano di presunti litigi» nel governo: la Lega è «il collante della maggioranza», ribadisce Salvini a Meloni durante il colloquio.
Competitività, energia e investimenti: le priorità italiane
Meloni prende la parola in Aula sottolineando l’importanza dell’attuale momento storico, «decisivo per il destino dell’Italia, dell’Europa e dell’Occidente».
Parte dai temi economici ed energetici, il capo del governo: competitività (l’Europa non deve rassegnarsi «al ruolo di gregario»); decarbonizzazione «sostenibile per le nostre imprese e per i nostri cittadini»; automotive, settore «strategico» che «non può essere abbandonato al proprio destino»; semplificazione, perché – mette in guardia Meloni – «se l’Europa pensa di sopravvivere a questa fase continuando a pretendere di iper regolamentare tutto, non sopravviverà»; sicurezza ed interconnessioni energetiche, nell’ottica del Piano Mattei caro all’Italia; completamento dell’Unione dei mercati dei capitali per stimolare gli investimenti privati.
Il nodo dei dazi USA
Non è formalmente nell’agenda del Consiglio europeo, ma il tema dei dazi americani aleggia sul prossimo summit Ue e anche sull’Aula di Palazzo Madama. Meloni non sfugge alla questione, vista la sua delicatezza per una Nazione esportatrice come l’Italia: il quadro «è complesso», ammette la premier, ma bisogna lavorare «con concretezza e pragmatismo» per trovare un’intesa con gli Usa di Trump, evitando «rappresaglie» e scongiurando, così, una «guerra commerciale» che secondo Meloni «non avvantaggerebbe nessuno, né gli Stati Uniti né l’Europa».
Immigrazione e Medio Oriente
Migranti e Medio Oriente sono altri due argomenti affrontati da Meloni nel suo discorso: l’Italia, dice la leader di Fdi, segue «con grande attenzione il ricorso pregiudiziale innanzi alla Corte di Giustizia, relativo ai trattenimenti in Albania» e auspica «che la Corte scongiuri il rischio di compromettere le politiche di rimpatrio».
Meloni poi non nasconde la sua «grande preoccupazione» per la ripresa dei combattimenti a Gaza, così come per la situazione in Siria. A proposito del conflitto russo-ucraino, Meloni ricorda il «massimo sostegno» che il governo sin dall’inizio della guerra ha garantito a Kiev: una scelta di campo «rimasta immutata», rivendica, «non soltanto per Fratelli d’Italia, ma per l’intera maggioranza di centrodestra».
Meloni saluta con favore la nuova fase di negoziati, dichiarando il suo sostegno per «gli sforzi del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump». È l’unità tra Ue e Usa, il concetto che la premier si sforza di rimarcare: «Non è immaginabile costruire garanzie di sicurezza efficaci e durature dividendo l’Europa e gli Stati Uniti».
Difesa europea: il no ai tagli ai fondi di coesione
È giusto, osserva Meloni, «che l’Europa si attrezzi per fare la propria parte, ma è nella migliore delle ipotesi ingenuo, nella peggiore folle, pensare che oggi possa fare da sola, senza la Nato» e chi prova a scavare «un solco tra le due sponde dell’Atlantico, non fa che indebolire l’intero Occidente, a beneficio di ben altri attori».
La presidente di Fratelli d’Italia ribadisce quanto già dichiarato in diversi consessi, nelle ultime settimane: l’invio di truppe italiane in Ucraina «non è mai stato all’ordine del giorno, così come riteniamo che l’invio di truppe europee – proposto in prima battuta da Regno Unito e Francia – sia un’opzione molto complessa, rischiosa e poco efficace».
Altro grande tema in discussione è il potenziamento della difesa del Vecchio Continente. Meloni torna a bocciare il nome del piano ‘ReArm Europe’, definendolo «fuorviante per i cittadini». Ma la questione posta da Meloni non è soltanto semantica. L’annuncio dello stanziamento di 800 miliardi per la difesa da parte della Commissione Ue è «roboante» rispetto alla realtà, sottolinea Meloni, perché quelle non sono «risorse che vengono tolte da altri capitoli di spesa né risorse aggiuntive europee».
A questo proposito, la premier ricorda il fermo ‘no’ del governo all’ipotesi di spostare i fondi di coesione destinati alle aree svantaggiate del Sud sul settore difesa. I conti pubblici vanno preservati, nonostante il loro stato di salute sia «molto buono» e una manovra correttiva non sia «nei radar» del governo.
Per questo, spiega, l’Italia «valuterà con grande attenzione l’opportunità o meno di attivare gli strumenti previsti dal piano» che prevedono anche il ricorso a deficit aggiuntivo. La strada indicata dal governo italiano va nella direzione di un meccanismo di garanzie pubbliche europee sul modello ‘InvestEu’ «per mobilitare più efficacemente i capitali privati e rilanciare gli investimenti nel settore della difesa».
Gli applausi per Papa Francesco e Mattarella
Due, i passaggi più applauditi del discorso di Meloni: il riferimento a Papa Francesco, al quale la premier augura una pronta guarigione, e la solidarietà nei confronti del Capo dello Stato Sergio Mattarella, più volte attaccato dal Cremlino. La citazione di Pericle chiude l’intervento della presidente del Consiglio: «La felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio». Nonostante le fibrillazioni che hanno attraversato il centrodestra negli ultimi giorni, le comunicazioni di Meloni non deludono le aspettative della Lega.
Il Carroccio – sotto i riflettori per il suo voto contrario al piano von der Leyen a Strasburgo – esprime il suo apprezzamento per un discorso che «va nella giusta direzione, fortemente auspicata da Salvini», ovvero: «Niente truppe italiane in Ucraina e nessuna ipotesi di esercito europeo, nessun taglio ai fondi per lo sviluppo e nessun accenno a un debito comune europeo, massimo sostegno all’impegno di Donald Trump per la pace e investimenti per la sicurezza in Italia».