Norme violate sistematicamente in cambio di soldi o altri benefit
Secondo il Nas un ruolo cruciale, nel business del «caro estinto», l’avrebbero ricoperto i dipendenti del Comune di Napoli, quelli, in particolare, dell’Ufficio Cimiteriale e dell’Anagrafe, che avrebbero violato sistematicamente le norme in cambio di soldi o altri benefit. Dalle indagini che oggi hanno portato all’esecuzione di poco meno di 70 di misure cautelari (96 gli indagati), nata da una segnalazione del direttore dell’Asl Napoli 1 Centro, è emerso anche che avrebbero anche informato le imprese funebri dell’esistenza di indagini a loro carico consentendo anche di ostacolarle.
Non solo. In diverse occasioni, secondo gli investigatori, hanno anche inquinato le prove. Erano loro a rilasciare, dietro compenso, i certificati necroscopici con la firma del medici che però in realtà non aveva mai constatato il decesso consentendo alle pompe funebri di dare avvio alle procedure funerarie, anche alle cremazioni, anche senza il necessario prelievo del DNA e senza le autorizzazioni scritte dei parenti dei defunti.
Certificazioni su false patologie
Sempre loro, e sempre dietro compenso, infine, rilasciavano certificazioni su false patologie grazie alle quali era possibile ottenere il contrassegno per disabili per il parcheggio. Inoltre rilasciavano le autorizzazioni al trasporto e alla cremazione delle salme, per esempio, sulla base di certificati medici falsi, senza le previste verifiche del decesso che devono essere effettuato recandosi dal defunto. Nessuna verifica, spesso, veniva eseguita sulle firme dei congiunti del morto sulle autorizzazioni alle cremazioni.
L’associazione a delinquere era diretta dai dirigenti medici (cinque, tutti dell’Asl Napoli 1 Centro destinatari di misure cautelare) che avrebbero messo in piedi una vera e propria rete di cui facevano parte le imprese funebri, i procacciatori (perlopiù gravitanti nel mondo dell’invalidità civile), appartenenti a patronati, Caf e agenzie private e poi c’erano i dipendenti pubblici. Tra i destinatari degli arresti anche un ex consigliere della municipalità del quartiere Chiaia, già coinvolto nel 2006 in un’altra indagine, che in questa vicenda avrebbe svolto il ruolo di intermediario.