Nuovo regolamento Ue sui rimpatri: verso un sistema comune per l’espulsione dei migranti irregolari

Un tentativo per superare l’attuale frammentazione normativa

La Commissione Europea si appresta a presentare un nuovo regolamento sui rimpatri, un passo significativo per armonizzare le procedure di espulsione dei migranti irregolari nei 27 Stati membri dell’Unione. La bozza del documento, composta da 52 articoli, mira a superare l’attuale frammentazione normativa e a garantire maggiore efficacia nella gestione dell’immigrazione clandestina.

Uno dei punti chiave del regolamento è l’istituzione di un «ordine di rimpatrio europeo», che consentirà di uniformare le procedure di espulsione in tutti gli Stati membri. Attualmente, i diversi approcci nazionali hanno reso inefficaci le politiche di rimpatrio, con solo il 20% degli ordini di espulsione effettivamente eseguiti. Spesso, i migranti irregolari sfuggono ai controlli, spostandosi liberamente tra i Paesi dell’Unione.

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Il testo introduce inoltre il divieto d’ingresso fino a 10 anni per coloro che non collaborano con il rimpatrio volontario o rappresentano un rischio per la sicurezza dell’UE. Questa misura mira a ridurre i movimenti non autorizzati e a rafforzare i controlli sul territorio europeo.

Gli «hub di rimpatrio»

Un aspetto particolarmente rilevante del regolamento è la possibilità di trasferire i migranti irregolari in Paesi terzi con cui esistano accordi di rimpatrio, istituendo così i cosiddetti «hub di rimpatrio».

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Secondo la bozza, il trasferimento sarà possibile solo se il Paese ospitante rispetta gli standard internazionali sui diritti umani e il principio di non respingimento. L’accordo dovrà specificare le modalità di trasferimento, la durata del soggiorno e prevedere un meccanismo di monitoraggio continuo per garantire il rispetto delle condizioni pattuite. Tuttavia, i minori non accompagnati e le famiglie con minori saranno esclusi da questa misura.

L’introduzione di questi hub di rimpatrio rappresenta un parziale riconoscimento della strategia adottata dall’Italia, che già ha previsto l’istituzione di centri di accoglienza e rimpatrio in Albania. Secondo Andrea Delmastro delle Vedove, deputato di Fratelli d’Italia e sottosegretario alla Giustizia, il regolamento europeo dimostra che «la strada tracciata dall’Italia è quella giusta». Anche l’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Alessandro Ciriani, ha evidenziato come l’UE stia prendendo ispirazione da soluzioni promosse dall’Italia.

Il regolamento sottolinea le difficoltà nell’attuazione degli attuali provvedimenti di espulsione, dovute a norme poco chiare e lungaggini burocratiche. Inoltre, la mancanza di cooperazione da parte dei migranti irregolari e le interpretazioni difformi della magistratura nazionale hanno spesso compromesso l’efficacia delle procedure.

Un approccio più strutturale e coordinato

Nonostante il regolamento sia stato concepito nel rispetto dei principi del diritto internazionale e della Carta dei diritti fondamentali dell’UE, le nuove misure potrebbero suscitare polemiche da parte delle organizzazioni per i diritti umani e delle forze politiche più garantiste. Tuttavia, la Commissione Europea sembra determinata a procedere con un approccio più strutturale e coordinato.

Il nuovo regolamento rappresenta un tentativo ambizioso di rafforzare la politica migratoria dell’Unione e di rendere più efficace la gestione dei rimpatri. La sua attuazione concreta dipenderà dalla volontà politica e dalla capacità dei singoli Stati membri di implementare le misure in modo uniforme. Resta da vedere se queste nuove norme riusciranno a conciliare sicurezza, legalità e rispetto dei diritti fondamentali, evitando tensioni sia all’interno dell’UE che con i Paesi terzi coinvolti.

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