La Scientifica è tornata nell’appartamento di Acerra
Gli investigatori sono tornati nell’abitazione popolare di Acerra dove, una settimana fa, ha perso la vita la piccola Giulia Loffredo, di appena nove mesi. La polizia scientifica sta effettuando nuovi rilievi per ricostruire con precisione la dinamica di quanto accaduto quella notte, quando in casa erano presenti solo la bambina e il padre, Vincenzo Loffredo. La madre della piccola, e compagna del 24enne, invece era a lavoro in una pizzeria.
L’uomo ha raccontato agli inquirenti di essersi addormentato con la figlia sul letto matrimoniale e di averla trovata al risveglio riversa a terra, coperta di sangue. Convinto che fosse stata aggredita dal pitbull di famiglia, ha preso la bambina e l’ha portata di corsa alla clinica Villa dei Fiori. Col passare delle ore, però, la sua versione ha sollevato più di un dubbio. A destare sospetti è soprattutto l’esito degli esami tossicologici, che hanno rivelato la positività dell’uomo all’hashish.
Il medico del pronto soccorso
Per i sanitari della clinica «Giulia Loffredo – spiega a «il Mattino» il dottor Emanuele Ceo, il medico che ha soccorso Giulia subito dopo averla prelevata dalle braccia del padre – era morta già da almeno mezz’ora e aveva il volto massacrato dai morsi del pitbull di famiglia quando è giunta al pronto soccorso della clinica Villa dei Fiori di Acerra, distante dall’abitazione appena tre minuti a piedi. La bambina è stata uccisa nella camera da letto dell’appartamento del rione Ice Snei in cui stava dormendo insieme con il papà Vincenzo perché il cane dopo averle afferrato la testa tra le sue fauci l’ha sballottata fino a spezzarle il collo».
Il medico ha inoltre spiegato che la bambina «è giunta al pronto soccorso in arresto cardiaco. Le cause del decesso sono state poi analizzate dal medico legale. La mia idea che la piccola avesse il collo rotto è stata confermata dal medico legale. Era questa, appunto, l’idea che ci eravamo fatti anche noi medici del pronto soccorso». «L’autopsia – conclude Ceo – ha confermato che i segni riscontrati sul corpo della bambina sono compatibili con quelli dei morsi di un cane». La Procura di Nola sta ora cercando di chiarire ogni aspetto di questa vicenda ancora avvolta nel mistero.