Continua il pressing di governo e partiti per conoscere i nomi dei deputati ‘furbetti’ che hanno chiesto il bonus di 600 euro per le partite Iva, ma emergono anche dubbi sulla vicenda. L’Inps ha assicurato che non farà i nomi dei deputati: «È vietato dalle norme sulla privacy» che non consentono la diffusione degli elenchi dei beneficiari delle prestazioni. Una regola che vale in questo, come in altri casi, ricordano fonti vicine all’istituto di previdenza e che ne conoscono bene normative e regole interne.
Per costringere l’istituto a rendere pubblici i nomi si pensa alla possibilità di convocare formalmente il presidente Tridico perché li dica davanti a una commissione parlamentare. Il Movimento 5 Stelle, ha chiesto agli altri partiti di far compilare ai loro deputati un’autocertificazione di rinuncia alla privacy. Lascia riflettere però, il modus operandi e la tempistica. «È sempre più evidente che il principale colpevole della vicenda dell’Inps e dei cinque deputati furbetti è Pasquale Tridico, presidente INPS di obbedienza M5S, il quale dovrebbe rispondere a numerose domande» accusa Lucio Malan, vicecapogruppo vicario dei senatori di Forza Italia.
«Come mai – si domanda Malan – non ha esitato a rendere noto che cinque dei percettori dei 600 euro sono deputati, infangando tutti i parlamentari, e ora diventa così rispettoso della privacy da non dire chi sono quei cinque? Se è vero che i cinque hanno fatto un’azione certamente riprovevole ma non vietata dalla legge, come mai se ne è occupata la fantomatica ‘Direzione antifrode’ dell’Inps? Come mai ha informato il vice presidente della Camera Rosato del fatto che non ci sono deputati di Italia Viva tra i cinque? La privacy è forse diventato un giochino, un indovinello, per cui vai per esclusione?».
«Condividiamo gli appelli a rendere pubblici i nomi di chi, rappresentando il popolo ai massimi livelli, ha comportamenti gravemente inopportuni. Bene quindi, l’appello a rinunciare alla privacy che io personalmente accolgo» afferma Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera di FdI.
«Allo stesso modo – sottolinea l’esponente di FdI – sarebbe oltremodo grave che i dati personali siano forniti da importanti burocrati a chi li ha nominati per essere usati contro gli avversari. Per questo sarebbe utile sapere come mai dalle prime ore della giornata di ieri (domenica, ndr.) – e alcuni dicono anche da più tempo – autorevoli esponenti del M5S già conoscessero le appartenenze politiche dei responsabili di questi vergognosi comportamenti. Tridico, presidente Inps da loro nominato glieli ha fatti avere ‘riservatamente’? Altrimenti spieghi come sono usciti»
Intanto il referendum per il taglio dei parlamentari si avvicina. Si andrà al voto il prossimo 20 settembre e qualcuno si domanda come mai questa storia non sia uscita prima ma solo a poco più di un mese dal voto.
Si sospetta che la notizia, che doveva essere nota da tempo trattandosi di bonus arrivati in primavera, sia stata rilanciata per animare un sentimento anticasta volto favorire il Sì al referendum sul taglio dei parlamentari. «Io mi limito a commentare strani tweet che confermano questi sospetti, come quello di Manlio Di Stefano, che lega strumentalmente le due cose» commenta Simone Baldelli, vicepresidente azzurro della Camera ed animatore del gruppo dei deputati per il No al referendum.
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