La Chiesa del Gesù Nuovo: arte, enigmi e fede senza tempo

Un capolavoro di Napoli tra simboli misteriosi e splendori barocchi

La Chiesa del Gesù Nuovo, o della Trinità Maggiore, è uno straordinario edificio di culto e uno dei più vasti e importanti di Napoli noto soprattutto per le sue magnifiche mura. Queste superfici, di bellezza senza pari, sono vere e proprie tele che raccontano, attraverso decorazioni, affreschi e marmi policromi, storie di devozione e religione. L’edificio di culto si trova nella omonima piazza del Gesù Nuovo.

L’erezione della Chiesa del Gesù Nuovo

Fu costruita a partire dal 1584. Essa fu realizzata adattando il Palazzo Sanseverino, un edificio nobiliare risalente al XV secolo, che venne confiscato alla famiglia Sanseverino e successivamente venduto ai Gesuiti. I lavori di trasformazione da palazzo a chiesa furono completati nel 1601, sotto la supervisione di vari architetti.

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Il bugnato in pietra lavica

L’esterno della Chiesa del Gesù Nuovo è in bugnato in pietra lavica e testimonia la precedente funzione di palazzo nobiliare degli Spinelli di Laurino; c’è una trama a punta di diamante, tipica del Rinascimento, ma qui declinata in modo imponente e severo. I segni scolpiti sulle pietre hanno alimentato leggende e teorie, come quella che li associa a simboli cabalistici.

In epoca rinascimentale esistevano a Napoli alcuni maestri della pietra che si pensava fossero in grado di caricarla di energia positiva per tenere lontane le energie negative. Gli strani segni incisi che si riconoscono sulla facciata ai lati delle bugne «a punta di diamante» sembra si ripetessero secondo un ritmo particolare, che lasciasse intuire una «chiave» di lettura occulta.

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Leggenda narra che chi fece edificare il palazzo avesse voluto servirsi degli artigiani pipernieri che avevano anche conoscenza di segreti esoterici capaci di caricare la pietra di energia positiva. I segni dovevano convogliare tutte le forze positive e benevole dall’esterno e portarle all’interno del palazzo. Secondo quanto si racconta, per impreparazione o malizia dei costruttori, queste pietre segnate non furono piazzate correttamente, per cui l’effetto fu opposto: tutto il magnetismo positivo veniva convogliato dall’interno verso l’esterno dell’edificio, attirando così ogni genere di sfortuna sul luogo.

Questa sarebbe la ragione per cui nel corso dei secoli tante sventure si sono abbattute su quell’area: dalle confische dei beni dei Sanseverino, alla distruzione del palazzo, dall’incendio della chiesa, ai ripetuti crolli della cupola, alle varie cacciate dei Gesuiti.

I segni musicali

Nel 2010 però, lo storico dell’arte Vincenzo De Pasquale e i musicologi ungheresi Csar Dors e Lòrànt Réz hanno identificato nelle lettere aramaiche incise sulle bugne, note di uno spartito costituito dalla facciata della chiesa, da leggere da destra verso sinistra e dal basso verso l’alto. Si tratta di un concerto per strumenti a plettro della durata di quasi tre quarti d’ora, cui gli studiosi che l’hanno decifrato hanno dato il titolo di «Enigma».

Questa interpretazione è stata messa in discussione dallo studioso di ermetismo e simbologia esoterica Stanislao Scognamiglio, che ha sostenuto che i segni sulle bugne non siano caratteri dell’alfabeto aramaico, ma che invece possano essere sovrapponibili ai simboli operativi dei laboratori alchemici in uso fino al Settecento.

Gli interni

Gli interni della chiesa del Gesù Nuovo
Gli interni della chiesa del Gesù Nuovo (ph. Wikipedia)

Appena varcata la soglia, la differenza tra esterno e interno diventa evidente. Le pareti della Chiesa sono rivestite quasi interamente di marmi policromi e non si tratta solo di una scelta estetica: la policromia dei marmi simboleggia l’universalità della fede cristiana e la varietà delle sue manifestazioni. Cosimo Fanzago, uno dei più grandi scultori e architetti del Seicento, è il maestro che ha dato forma a questo incomparabile rivestimento. Su queste pareti sono presenti ben 11 cappelle, ognuna della quale racconta una storia.

Un esempio è la cappella di San Francesco Saverio, ricca di affreschi che rappresentano scene della vita del santo, circondati da marmi preziosi e statue. Qui si trova una delle opere più significative di Luca Giordano, maestro del barocco napoletano, che con il suo talento ha saputo creare un gioco di luci e ombre che dona vita alle figure dipinte.

La Cappella di Sant’Ignazio di Loyola è un altro esempio emblematico: le sue pareti sono state decorate da Francesco Solimena, che riesce a trasmettere il dinamismo e la spiritualità del fondatore della Compagnia di Gesù. Ogni dettaglio, dalle cornici dorate ai fregi marmorei, sembra voler sottolineare la grandiosità della fede che ha ispirato la costruzione della chiesa.

La volta della chiesa, l’altare e le cappelle

Di non minore incanto è la vista verso l’alto. La volta della chiesa è interamente decorata con affreschi realizzati da alcuni dei più grandi artisti del tempo, come Giovanni Lanfranco e Belisario Corenzio. Le scene dipinte rappresentano episodi biblici e visioni celesti, creando un’illusione prospettica che sembra dissolvere la struttura architettonica e aprire il soffitto verso il cielo. I colori accesi, le figure in movimento e l’uso ottimale della luce donano agli affreschi un effetto dinamico e trascendente. Tutti gli elementi coinvolgono lo spettatore portandolo a sentirsi parte di quella narrazione sacra.

Al centro si trova l’altare maggiore, realizzato con marmi preziosi e decorato con colonne in alabastro, l’altare è dominato dalla statua della Vergine Immacolata, scolpita da Antonio Busciolano. La nicchia che ospita la statua è incorniciata da marmi intarsiati e da una serie di colonne corinzie, simbolo dell’elevazione spirituale.All’interno di una cappella, è custodito il corpo di san Giuseppe Moscati, canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 1987. Gli artisti che hanno lavorato a quest’opera sono riusciti a creare una forma di comunicazione universale che ci mostra il divino attraverso la bellezza.

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