L’uomo dei Mazzarella inviò un emissario dei Vollaro per fare pressione
«Dagli amici di San Giovanni che adesso si sono presi anche San Giorgio». Così recitava il bigliettino allegato a una bottiglia di champagne che il boss Umberto Luongo aveva fatto recapitare a un imprenditore. Non si tratta però di un regalo ma di una vera e propria intimidazione per costringerlo a versare il pizzo nelle casse della cosca. Un compito, però, che si rivela subito non facile perché la vittima e i suoi familiari sono di quelli che non pagano. Per questo motivo, almeno inizialmente, Luongo aveva deciso di rimanere dietro le quinte chiedendo a un uomo del clan Vollaro di ‘chiudere’ l’estorsione per suo conto.
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L’anziano malavitoso, conosceva la vittima e sapeva che era di quelli «che vanno sopra alla questura». Per questo motivo cercò di prendere tempo spiegando anche agli emissari di Luongo che forse sarebbe stato il caso di lasciare perdere. L’incaricato infatti, raccontò che, in passato, la vittima e la sua famiglia avevano già avuto a che fare con «quelli del Bronx» che «per costringerlo a pagare non avevano esitato a sequestrargli un fratello e a portarlo in un magazzino dove lo avevano massacrato di botte».
L’avvertimento dell’uomo mandato da Luongo sortì un effetto parziale perché se l’uomo riuscì a tirarsi fuori dalla vicenda, lo stesso non fu per Luongo che, anzi, non era per nulla intenzionato a mollare l’osso. Il boss, infatti, aveva saputo che la vittima aveva concluso lavori per centinaia di migliaia di euro e quindi pretendeva la sua parte. A quel punto gli venne l’idea di inviare lo champagne con la sottintesa intimidazione.
L’errore e la reazione
Si rivelò una pessima idea perché Luongo sbagliò indirizzo e la bottiglia non fu consegnata all’imprenditore ma a suo fratello, quello che era stato picchiato anni prima dalla camorra. La reazione dell’uomo fu rabbiosa e fece restituire, tramite l’emissario, la bottiglia a Luongo.
Non solo. Minacciò di rivolgersi alle forze dell’ordine e questo spaventò l’uomo anche perché gli emissari della cosca avevano riferito che l’estorsione avrebbe dovuto essere pagata nelle sue mani. A questo punto, all’emissario di Lungo, non restò altro che mettere in campo tutta la sua diplomazia, mediando tra la vittima e il gruppo Luongo, riuscendo alla fine a trovare un accordo per 2000 euro.