L’evento fu organizzato dal boss, per ingraziarsi i residenti
«Non ce la dimentichiamo quella festa, fu una giornata in cui tutti si abbracciavano ed erano felici… e si poteva lasciare anche la porta di casa aperta». Un ricordo i cui contorni si sono affievoliti, ma che non è scomparso dall’immaginario del ‘popolo’ del rione Dei Fiori. Quello fu il giorno in cui il Terzo Mondo esplose per l’unica Festa dei Gigli della sua storia, organizzata dalla famiglia Di Lauro. Una delle chiavi, forse la più potente, che furono utilizzate per ottenere benevolenza e consenso.
Indice Articolo
La festa al rione Dei Fiori
Era il 2001, Paolo Di Lauro viveva ancora nel ‘bunker’ del rione dei Fiori assieme ai suoi. In via Cupa dell’Arco, quartier generale di quello che sarebbe stato riconosciuto successivamente come uno dei clan camorristici più potenti tra Napoli e provincia, vita e affari scorrevano di pari passo.
Pochi mesi dopo, la procura stilò per lui il mandato di cattura per traffico internazionale di sostanze stupefacenti che lo avrebbe portato a diventare uno dei 30 latitanti più pericolosi d’Italia, ma in quel periodo, quello che era già noto come Ciruzzo ‘o milionario (per la sua innata capacità imprenditoriale), gestiva il suo impero in piena tranquillità, come padrino emergente e inarrestabile della zona di Secondigliano e Scampia.
Nel rione dei Fiori, quello che è noto anche (e provocatoriamente) come il «Terzo Mondo» la gente faceva la propria vita. Convivendo e, talvolta, connivendo con la ‘famiglia’. La faida dai cento morti, tuttavia, mostrò il lato oscuro dell’amministrazione della camorra. Ma prima di sangue e omicidi, prima dei ritrovamenti di arsenali completi di kalashnikov e bombe a mano, prima che i quartieri dell’area nord si trasformassero in aree ‘blindate’ dalle forze dell’ordine in assetto di guerra, al rione dei Fiori, nel cuore del «Terzo Mondo» di Secondigliano, si viveva una realtà parallela. Un mondo a parte.
La trasformazione del feudo Di Lauro
Il rione si era letteralmente distaccato ed autonomizzato dal resto del quartiere. Il quartiere pulsava autonomamente rispetto alla città. Il bunker dei Di Lauro si era lentamente modificato, tramutandosi in feudo, nel senso letterale della parola. Un borgo che aveva un capo, un leader, che provvedeva ai bisogni dei suoi sudditi. Non un sindaco democratico, naturalmente, ma un feudatario che posava la propria mano benevola unicamente sul capo dei suoi sostenitori.
E chi non era d’accordo, dal ‘feudo’, veniva costretto ad allontanarsi. Come capitò quando il 21 gennaio del 2005 fu arrestato Cosimo Di Lauro, il reggente del clan dopo l’allontanamento del milionario. Decine di persone (soprattutto donne) si riversarono in strada durante il blitz dei carabinieri e si opposero all’operazione finanche ribaltando le camionette dei militari. Chi non partecipò a quella rivolta dovette abbandonare i prefabbricati del rione dei Fiori. Lì non avrebbe potuto più vivere tranquillamente. Ma questa è un’altra storia.
Un ricordo che segna il passato del «Terzo Mondo»
Era il 2001 quando il rione dei Fiori si trasformò in un vero e proprio paesino. Nel feudo dei Di Lauro, prima della faida, esplose la festa. La famiglia del Milionario toccò l’apice del suo consenso popolare quando fece in modo che il «Terzo Mondo», almeno per un giorno, divenisse sfavillante. Luminarie, festoni, striscioni e pubblicità. I Di Lauro, per l’unica volta nella storia del quartiere, organizzarono la festa dei Gigli. Come si fa a Barra, a Nola o nella vicina Casavatore. Per settimane, i residenti lavorarono all’allestimento delle strutture di legno che sarebbero poi diventate pire.
Nel giorno dei festeggiamenti, le strade si popolarono di venditori di panini, di chioschi di bibite, di aquafrescai, di venditori di trippa e di olive. E poi la musica, senza badare a spese. Un palco troneggiava al centro del rione sul quale si avvicendavano cantanti neomelodici. Un tripudio, fino al rogo del Giglio che fu accompagnato da applausi e sorrisi. Una festa come non se n’erano mai viste nel «Terzo Mondo». Una festa che è rimasta nell’immaginario di chi ancora abita lì: «E chi se la scorda la Festa dei Gigli… è stato tanto tempo fa, quando non si sentiva ancora di droga, armi e morti ammazzati».
Fu l’apice toccato per Di Lauro. E dopo l’apice, si sa, incomincia la lenta discesa. Era il giugno del 2004 quando a Crispano, proprio durante la festa dei gigli, comparve una gigantografia raffigurante il boss della zona e una scritta «Tutto questo è per te», collocata sul muro di un edificio in tufo. Il boss detenuto, in passato aveva capeggiato una ‘paranza’ nel corso delle celebrazioni in onore del patrono. Alcuni degli abitanti di Crispano non dimenticarono. I residenti del rione dei Fiori, ancora oggi, non hanno dimenticato i loro Gigli.