Clan Amato-Pagano, estorsioni a tappeto: addestramento al racket per i minorenni

di Enrico Biasi

Il procuratore Gratteri: «Si tratta di una forma di controllo, sul territorio il clan controlla tutto, anche il battito cardiaco»

Estorsioni a tappeto. È così che si sostentava per lo più il gruppo Amato-Pagano. Il particolare è emerso dall’inchiesta coordinata dalla Dda di Napoli e culminata oggi nell’esecuzione di 53 arresti da parte della Dia di Napoli. Sotto il giogo del racket tutte le attività economiche possibili. Persino un imbianchino è stato costretto a versare il pizzo al clan Amato-Pagano. L’uomo era impegnato in un lavoro privato, dal valore di circa 3mila euro, e ha subìto un’estorsione con il versamento di una percentuale.

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La ragione dell’estorsione, ha sottolineato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, «non è nel guadagno, ma è il messaggio su chi comanda, che sul territorio deve controllare tutto, anche il battito cardiaco. Il potere e il controllo non sono solo i soldi, quelli sono l’atto finale, il risultato. L’esternazione del potere è più importante».

Un altro dettaglio è inquietante: gli affiliati al clan Amato-Pagano «addestravano» i minorenni a eseguire le estorsioni, portandoli a seguire e ad assistere, ma anche a partecipare. L’utilizzo dei minorenni da parte del clan «è qualcosa che ci ha un po’ impressionato, dire che ci ha dato fastidio è dir poco», ha sottolineato ancora il procuratore, parlando di un «vero e proprio corso di addestramento».

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