I grandi clan sono in recessione, i giovanissimi hanno preso il largo: droga, racket, rapine e grilletto facile
La camorra dell’area nord non è monolitica, non lo è mai stata. Alleanze, intese ma anche scontri vedono mutare aggressori, vittime o semplici contendenti. «Quello che era ieri, non è oggi e quello che è oggi forse non sarà domani» si racconta. Piombo contro piombo, sangue contro sangue. Si uccide per vendetta. Ma soprattutto si uccide per affari. In una delle ultime inchieste della Dda di Napoli che hanno colpito le organizzazioni criminali dell’area nord, emerge un particolare inquietante: il coinvolgimento di un avvocato che, da parte del boss Pagano, avrebbe portato dal carcere l’ordine di morte per Andrea Castello, assassinato nel 2014.
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Nei verbali del pentito Umberto Accurso, ex reggente della Vanella-Grassi, si legge: «Fummo convocati dalla Pagano e Russo. In mia presenza, mi disse che l’ordine di uccidere era arrivato dal carcere da parte di Carmine Pagano (detto Angioletto) e Raffaele Amato il grande… però zia Rosaria non credette a questa versione». Era il tempo in cui si combatteva la terza faida. La fluidità di patti e accordi, vista dall’esterno, appariva frenetica come un videoclip, ma era pura politica criminale.
Nuove intese
La frammentazione degli scissionisti, di quella federazione che si riparava all’ombra della cupola formata dal duumvirato di Amato e Pagano, si è sviluppata velocemente fino a dare l’idea di una disgregazione irreversibile. Ma come fossero gocce d’acqua su un tavolo, alcuni gruppi si sono attratti quasi per tensione superficiale, fino a formare nuove intese. Così dal nucleo originario degli scissionisti sono emersi gli Abete-Abbinante-Notturno, storici esponenti della spaccatura e tra i primi a ribellarsi ai Di Lauro.
I girati
Dall’altra parte, i cosiddetti girati, quelli della Vanella Grassi, il sodalizio riconducibile alle famiglie Petriccione e Magnetti che controlla lo spaccio di stupefacenti nella Secondigliano vecchia. A questi ultimi, proseguono gli investigatori, si sarebbe unito anche il gruppo del Lotto ‘G’, riconducibile a una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine un tempo narcos di fiducia dei Di Lauro. Proprio ai Di Lauro si sarebbero poi legati nuovamente quelli di via Dante. Ma i morti parlano e gli omicidi, a leggerli attentamente, raccontano che gli scenari sono cambiati in fretta.
La situazione attuale
«Oggi la situazione è molto cambiata, la camorra sa rigenerarsi e trasformarsi in tempi molti brevi – spiega un investigatore -. È possibile che, dopo la perdita di potere dei gruppi storici, altri abbiano deciso di prendere spazio e di spingersi su zone del quartiere mirando al controllo di nuove piazze di spaccio». Gli altri a cui si fa riferimento sono giovani, molto giovani. Nuove leve, camorristi di terza generazione, quando va bene. Cani sciolti improvvisati e senza freni, il più delle volte.
Di cosa si occupano? Di droga, certo, ma non sono «sistema». Non quello che si intende per «sistema», almeno. Assomigliano più alle gang, alle bande che imperversano nel centro delle città della west coast degli Stati Uniti. Perché lì i quartieri «bene» sono in periferia, se non in collina. I confini vengono disegnati in base alle piazze che si controllano. Anche ai territori gestiti con le rapine e le estorsioni. Adesso Secondigliano e Scampia sembrano tornati a essere quartieri frammentati in zone che sono sotto il controllo di uno o di un altro gruppo. Ci sono confini ancora da disegnare, e probabilmente è per questo che si teme che torni a scorrere il sangue.