Colpite le organizzazioni dei De Martino e dei De Luca-Bossa-Minichini-Casella, attive tra Ponticelli e il rione Caravita di Cercola e Volla
Cercola e Volla sono territori dell’hinterland, ma fagocitati, dal punto di vista delle attività criminali, dal vicino quartiere di Ponticelli. Non serve ripercorrere le tortuose vicende che, nell’ultimo ventennio, a partire dalla disgregazione del clan Sarno, hanno caratterizzato la criminalità organizzata di Ponticelli e quindi anche della vicina zona di Caravita.
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L’ultima operazione dei carabinieri ha portato all’esecuzione di quindici ordinanze, di cui 12 in carcere e tre ai domiciliari, nei confronti di soggetti indiziati, a vario titolo, di estorsione e tentata estorsione, aggravate dal metodo mafioso. Nelle pagine del provvedimento emergono anche richieste di tangenti a soggetti dediti a furti di auto o allo spaccio di sostanze stupefacenti, sarebbero stati posti in essere evocando l’appartenenza al clan De Luca-Bossa-Minichini, attivo tra Cercola e Ponticelli.
Il collaborare di giustizia e i legami della mala di Ponticelli
Uomo chiave per quest’indagine è stato un collaborare di giustizia, il cui nome figura tra gli indagati. Parliamo di Rosario Rolletta, legato a filo doppio con le vicende criminali di Caravita. Rolletta di attribuisce un ruolo di militante tra i De Martino noti come «XX». Le dichiarazioni di Rolletta hanno tolto il velo proprio dai rapporti tra la criminalità organizzata di Ponticelli e coloro che a Caravita si occupano di reati comuni, come furti di autovetture, spaccio di sostanze stupefacenti e vendita di sigarette di contrabbando.
Il rapporto tra la criminalità organizzata e i delinquenti comuni non era sinergico o di mutuo rispetto, ma piuttosto di puro assoggettamento, nel senso che i clan De Luca Bossa-Casella e il clan De Martino, non ancora contrapposti militarmente, pretendevano dai delinquenti comuni di Caravita il pagamento di una «quota» sui loro proventi, come fossero normali commercianti o imprenditori.
I riscontri investigativi
Alle dichiarazioni sono seguiti i riscontri. Una cimice è stata piazzata dai carabinieri nell’autovettura di un indagato che risulta anche essere persona offesa. A Caravita, lui e il fratello erano specialisti in furti di auto ed entrambi sono risultati sotto pressioni di tipo estorsivo. Uno di essi contemporaneamente destinatario di richieste di tangenti sia da parte del clan De Luca Bossa, che del clan De Martino.
In una delle intercettazioni si fa riferimento a un agguato che risale al 17 giugno 2020 ai danni di tale Mario Noto. Nelle parole intercettate si spiega che era avvenuto per il rifiuto di costui a sottostare alle imposizioni della «gente di Ponticelli».
I furti d’auto
Emerge anche dalle dichiarazioni di un altro collaboratore di giustizia, Salvatore Pomatico che, negli interrogatori del 2020, riferisce che, oltre all’attività di usuraio da lui maggiormente praticata in passato, egli era dedito ai «furti di auto con annessi cavalli di ritorno».
Spiegò che erano soliti rubare autovetture «nel territorio campano con preferenza per le auto marca Fiat», essendo quelle «più commerciabili»; dopo averle rubate e parcheggiate per strada, Pomatico e i complici, redigevano «una lista delle auto» nella loro disponibilità, che veniva consegnata a «un esponente del clan Casella sul territorio di Cercola… deputato a fare i cavalli di ritorno». C’erano anche altri che riscuotevano l’estorsione dai ladri di auto e che si facevano consegnare da lui (così come dagli altri soggetti dediti alla medesima attività) la quota di 100 euro alla settimana».
I coinvolti
In carcere
Giuseppe Velotti, 47 anni, detto «Pippotto»
Ciro Uccella, 26 anni
Salvatore De Martino, 27 anni, detto «Totore XX»
Mario Chiummiello, 37 anni
Luca La Penna, 42 anni, detto «Luchetto»
Giuseppe De Luca Bossa, 47 anni
Vincenzo Di Costanzo, 27 anni, detto «Gabibbo»
Roberto Boccardi, 33 anni, detto «Recchiolone»
Giuseppe Righetto, 39 anni, detto «Peppe ‘o blob»
Eduardo Casella, 40 anni
Francesco Petri, 24 anni, detto «Checco»
Raffaele Aprea, 27 anni, detto «Lelio»
Ai domiciliari
Nicola Aulisio, 27 anni, detto «‘O figlio di Alì»
Domenico Gianniello, 41 anni
Pasquale De Micco, 51 anni, detto «Pasqualino»