Tra gli acquirenti soprattutto turisti e alta borghesia
Li vediamo esposti sulle bancarelle abusive di mezza Napoli. Quando qualche acquirente diffidente prova a chiedere chiarimenti la risposta è già confezionata ad arte «dottò, sono tester provenienti dalla Turchia che vengono venduti sotto banco…capisce a mme!» con tanto di gesto confabulatorio; un modo come un altro per compiacere chi vuole essere sicuro di fare un buon affare sfruttando le maglie dell’illegalità.
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Solo che qui non ci troviamo di fronte alle borse di Luì Vitton perfettamente imitate come quelle parodiate da Luciano De Crescenzo in “Così parlò Bellavista” o alle maglie di Dolce&Banana vendute al mercatino rionale. In questo caso il reato c’è e si vede; stiamo parlando dei profumi contraffatti. Opulenti bottiglie dalle forme scultoree con applicazioni da far invidia a un collier di alta gioielleria immesse sul ‘mercato’ con tanto di certificazione e numero di lotto in calce alle confezioni; unico neo: sono «pezzottati».
Come riconoscerli
È sufficiente osservare alcuni dettagli per comprendere che ci troviamo di fronte a un falso; prima di tutto la mancanza del codice di lotto stampato meccanograficamente sul fondo di vetro della bottiglia oppure la sua non corrispondenza con quello impresso sulla scatola; altro indizio, la confezione, è realizzata con minori dettagli rispetto all’originale per non parlare poi del tappo spesso realizzato in materiale scadente e molto più leggero senza chiusura a clic o calamitata. Acquistati a un prezzo tra i 10 ed i 20 euro a bottiglia vengono poi rivenduti a prezzi che oscillano tra i 30 e i 50 euro.
Clive Christian, Montale, Nasomatto, Creed, Sauvage, Prada, Chanel, Acqua di Giò, Tom Ford i nomi più gettonati del momento; articoli di una profumeria cosiddetta di nicchia con costi ufficiali che oscillano da 100 euro agli oltre 300 euro e venduti quasi a un quarto del prezzo ufficiale; alcuni venditori possono contare su clienti abituali; parliamo per lo più di professionisti e affermati imprenditori della bella borghesia già assidui consumatori di questo tipo di cosmesi che pur potendosi permettere acquisti nei canali ufficiali preferiscono la convenienza dell’illecito pur consapevoli di commettere anch’essi un reato penalmente perseguibile per incauto acquisto.
Assidui compratori sono anche i turisti, soprattutto italiani (per gli stranieri vige il problema dell’imbarco aereo e della dogana) che, consci della difficile reperibilità una volta usciti dal confine partenopeo e diffidenti dagli acquisti online – dove tra l’altro il mercato del falso è assai fiorente – fanno scorta di questi prodotti come se non ci fosse un domani.
Pericolosi per la salute
È doveroso ricordare che i profumi contraffatti non rispettano alcun protocollo sanitario; vengono realizzati sempre con materie prime scadenti e di dubbia provenienza con livelli di alcol nella composizione superiori a quelli previste per gli originali; la “permanenza” della fragranza è molto flebile a causa delle bassissime dosi di fissativo; per intenderci, stiamo parlando dell’essenza base che permette alla fragranza di persistere a lungo ed evolversi.
Trattandosi di materie prime costose, nel mercato del falso se ne usano quantità di gran lunga inferiori e sostituite da alti dosaggi della componente alcolica; per rendere l’idea, uno dei fissativi maggiormente in uso nell’industria della cosmesi è l’essenza di bergamotto dove, per realizzarne un solo litro, è necessaria la premitura di oltre 200 chilogrammi di agrumi.
Altri fissativi sono l’olio di sandalo, l’ambra grigia ed il muschio; quest’ultimo composto da piccole sfere di pelo prodotte dai Moschidi, mammiferi del Sud-Est Asiatico che le rilasciano durante la stagione degli amori; esse sono caratterizzate da una intensa profumazione ed un elevato potere afrodisiaco. È chiaro che la ricerca, la sperimentazione e l’approvvigionamento di materie prime complesse hanno un’incidenza sostanziale sul costo finale del prodotto; il resto è marketing e pubblicità. Inoltre, anche la vendita di Tester non è consentita.