«Qua comandiamo noi e le persone devono fare quello che diciamo noi, oppure se ne vanno»

di Enrico Biasi

Scampia, il ras intercettato nella piazza di spaccio dei Sette Palazzi: «Non vi fate mettere i piedi in resta da nessuno qua dentro»

Se si parla di business legati alla droga la comunicazione «riservata» tra i sodali diventa fondamentale. Dalle indagini sul gruppo di spacciatori e trafficanti vicini agli Amato-Pagano è emerso che l’organizzazione utilizzava la rete di messaggistica istantanea «Matrix», adoperando telefoni cellulari marca Google con all’interno sim telefoniche di un gestore di telefonia olandese, Kpn. L’applicazione «Matrix» è simile a whatsapp, ma meno conosciuta e consente agli utenti di comunicare attraverso chat e videochiamate. All’utilizzatore viene consentito di inviare messaggi, attraverso «ponti», anche ad altre applicazioni, integrando sistemi diversi basati su differenti infrastrutture di messaggistica.

I nomi in codice su «Matrix»

Un metodo che appariva inattaccabile rispetto alle intercettazioni. Non era così. Dalle attività tecniche, gli investigatori hanno appreso che a ogni utilizzatore veniva associato un nickname. I nomi in codice erano, per lo più, nomi di calciatori di fama internazionale. C’era «Pelè» (nome in codice di Raffaele Nasto), «Mat», «Colombiana», «Prince» (Antonio Marrone), «Blade» (Vincenzo Nappi), «Droga», «Bunzen»; ma anche «Insigne», «Messi», «Albiol», «Johnnygi», «Careca», «Talebano» e «Ottonero».

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I telefoni «aziendali»

Era il 12 febbraio del 2022 quando è stata intercettata una telefonata nella quale si faceva riferimento ai nuovi telefoni «aziendali», messi a disposizione dall’organizzazione. Una chiamata tecnica, in cui si parla anche del funzionamento: «lo sto caricando, poi come lo devo accendere? Normale?». Erano organizzati, gli indagati, anche dal punto di vista legale, tanto da fornire assistenza ai familiari dei sodali finiti in manette.

L’assistenza legale del sistema

Uno degli indagati fu fermato e una parente chiese all’organizzazione, via messaggio di procurargli un difensore per assisterlo. La donna rielle anche il testo, prima di inoltrarlo: «Verso le tre di stanotte hanno sequestrato tutto e hanno arrestato mio fratello, lo hanno portato a piazza Carità a Napoli, caserma Carabinieri Pastrengo. Un avvocato, gentilmente. Mi fate sapere qualcosa? La dichiarazione che abbiamo fatto è che lavorando sulla strada abbiamo trovato la roba sulla strada e che l’abbiamo portata al magazzino. Fatemi sapere qualcosa». A seguito di tale richiesta veniva fornito, da parte dei membri dell’organizzazione, il nominativo dell’avvocato.

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Le intercettazioni

Quello che emerge dall’inchiesta è che nella zona di Scampia, dove le grandi piazze erano state chiuse o ridimensionate, l’attività di spaccio è ripresa. Uno degli indagati, Luigi Diano, viene intercettato mentre si trova nella zona dei Sette Palazzi e dispensa consigli e direttive: «Non vi fate mettere i piedi in resta da nessuno qua dentro… Qua dentro comandiamo noi e la gente deve fare quello che diciamo noi se gli conviene, se no chiudono le case, si prendono la roba e se ne vanno». Parole veementi, che fanno ripiombare il territorio in un incubo da cui sembrava essersi affrancato.

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