Ieri la Procura ha chiesto l’ergastolo per Alessandro Impagnatiello
«Per i familiari di Giulia presenti in aula ieri, assistere al processo per il suo omicidio è stato come vederla morire una seconda volta». È quanto si legge in una storia Instagram condivisa da Chiara Tramontano, sorella di Giulia, e dagli altri familiari all’indomani della discussione del processo a carico di Alessandro Impagnatiello per omicidio volontario pluriaggravato.
«Le parole della difesa sono risuonate offensive e insensibili, definendo l’atroce atto compiuto dall’assassino come un ‘grave gesto’, come se si trattasse di un banale errore, una marachella, e non di un crimine efferato. La difesa – continua – ha affermato che, se l’assassino fosse stato un ‘vero stratega’, avrebbe ‘buttato il corpo’ di Giulia, come se si stesse parlando di immondizia, senza alcun rispetto per il valore di una vita umana. Parole che offendono non solo la memoria della vittima, ma anche chi rimane».
Nel post si ricorda poi che «è stato chiesto di far cadere molteplici aggravanti, come se potessero essere ignorate. Con una raccapricciante lettura di messaggi inviati dall’assassino alla sua vittima dopo averla uccisa, siamo stati invitati ad apprezzare uno sipario di senso di colpa e richiesta di perdono. Una ridicola sceneggiatura».
Il linguaggio viene definito «ridicolo e inumano» con il quale «quasi a voler nascondere l’assurdità delle proprie parole, la difesa ha chiesto la ‘giusta pena’. Ma quale può essere la giusta pena per un essere così misero? Esiste davvero una pena adeguata per chi, con tale brutalità, priva una persona della sua vita e una famiglia della propria pace?». Il post prosegue parlando di una «teatrale rappresentazione del fallimento dell’empatia verso la famiglia della vittima e di ogni valore umano. Nell’immagine di questo assassino – si legge – si nasconde tutto il fallimento dell’umanità, socialità, famiglia, e del rispetto dei sentimenti altrui».
La sentenza nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne
Il 25 novembre, nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, si chiuderà in primo grado il processo a carico di Alessandro Impagnatiello. Per lui potrebbe arrivare la condanna all’ergastolo, come è stato chiesto, ieri, dalla Procura di Milano, con anche 18 mesi di isolamento diurno, al termine di una requisitoria durata circa due ore e presentata come un vero e proprio «viaggio nell’orrore».
La pm Alessia Menegazzo, insieme all’aggiunta Letizia Mannella, ha ripercorso davanti alla Corte d’Assise milanese, presieduta dalla giudice Antonella Bertoja, tutte le «tappe fondamentali», ricostruite nelle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, che hanno portato all’omicidio di Giulia Tramontano, 29 anni, incinta di 7 mesi e «trucidata con inaudita violenza» il 27 maggio del 2023.