Vassallo assassinato perché voleva fermare l’invasione della camorra in Cilento

di Enrico Biasi

Il sindaco scoprì un giro di droga ad Acciaroli gestito dagli scissionisti. Il narcos pentito Imperiale socio del cugino di uno degli arrestati

«Ce simm’fatt pure ‘o pescatore». La frase sarebbe stata pronunciata da uno degli arrestati nell’inchiesta sull’omicidio di Angelo Vassallo. Romolo Ridosso, pronunciò questa frase pochi giorni dopo l’omicidio del sindaco di Pollica, dopo un colloquio con Lazzaro Cioffi e Giuseppe Cipriano, a loro volta finiti in manette. Il racconto è di Antonella Mosca, compagna di Ridosso, poi diventata collaboratrice di giustizia. La Mosca spiegò anche che Ridosso cominciò a temere Cioffi arrivando a pensare che il carabiniere potesse ucciderlo. Romolo Ridosso sostiene di avere usato il plurale «perché intendevo acquisire una certa importanza con Antonella Mosca» mentre invece non era coinvolto nel delitto. Era il mese di giugno del 2014, quattro anni dopo il delitto. Ridosso, prese contatti con i carabinieri perché voleva rendere dichiarazioni sull’omicidio Vassallo.

Ad Acciaroli la droga degli Amato-Pagano

Ridosso raccontò che uno o due giorni prima dell’omicidio, lui, il padre e tale “Peppe dell’Odeon”, ovvero Cipriano, si recarono ad Acciaroli, per incontrare una persona. L’incontro non ci fu e sospettarono di essere stati attirati in un tranello per far ricadere sul padre, notoriamente vicino ad ambienti malavitosi, le responsabilità per l’omicidio.

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Ridosso aggiunse che il sindaco aveva scoperto un traffico di stupefacenti gestito dal clan Amato-Pagano che avveniva a mezzo di imbarcazioni che partivano dal porto di Castellammare di Stabia per raggiungere Acciaroli, da dove la droga veniva smistata per la Calabria e per la zona del Cilento, ed indicava fra i soggetti coinvolti Raffaele Maurelli, cugino di Cipriano, noto trafficante, menzionando, inoltre, Lazzaro Cioffi (appartenente all’Arma dei carabinieri e stretto collaboratore colonnello Fabio Cagnazzo) come amico del Maurelli.

Il movente

Il sindaco Vassallo sarebbe stato ucciso perché aveva scoperto un traffico di sostanze stupefacenti che dal napoletano sarebbero giunte, attraverso imbarcazioni, direttamente al porto di Acciaroli e che, dopo aver scoperto tale traffico, non avrebbe ceduto ad un tentativo di corruzione per tacere sulla vicenda. Il rifiuto ricevuto dall’interlocutore del sindaco sarebbe stato il motivo scatenante dell’omicidio.

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Il trafficante parente del boss scissionista

Maurelli, grosso trafficante di stupefacenti, avrebbe incontrato il sindaco Vassallo poco prima dell’omicidio. Sempre secondo quanto dichiarato, il Raffaele Maurelli sarebbe stato colui che all’epoca dei fatti gestiva tutto il traffico dello stupefacente proveniente dal Napoletano, via mare, e che giungeva nel porto di Acciaroli. Un ruolo che si era ritagliato grazie alla parentela con il capo del clan degli scissionisti, Raffaele Amato, detto ‘o Lello.

Ucciso poche ore prima di sporgere denuncia

Il sindaco fu ucciso perché voleva fermare l’avanzata della camorra nel Cilento. Vassallo scoprì un traffico di stupefacenti effettuato utilizzando imbarcazioni che attraccavano al porto di Acciaroli, nel quale sarebbero stati coinvolti, non solo soggetti notoriamente legati agli ambienti dello spaccio, ma anche persone evidentemente «insospettabili» e di elevata caratura criminale, come si può evincere dalla reticenza mostrata del sindaco nell’esporre la sua scoperta e nello svelare l’identità dei responsabili, oltre che dal manifesto timore – purtroppo più che fondato – per la sua vita.

Ma Vassallo era determinato e contattò l’amico procuratore di Vallo Della Lucania che lo mise in contatto con il comandante della compagnia di Agropoli, con il quale concordò un incontro il 26 agosto 2010, rimandato alla mattina del 6 settembre 2010. L’omicidio avveniva, dunque, solo poche ore prima del momento in cui il sindaco Vassallo avrebbe riferito quanto da lui scoperto in relazione al traffico di stupefacenti in Acciaroli.

La Lucky Strike sul luogo del delitto con la saliva di Cagnazzo

Il 3 febbraio 2016, con una relazione tecnica, il Ris di Roma comunicò l’esito degli accertamenti tecnici eseguiti sulla sigaretta marca Lucky Strike, con filtro parzialmente bruciato che fu sequestrata il 6 settembre 2010 sul luogo del delitto. I militari riferirono che le analisi di tipizzazione genotipica sulla sigaretta Lucky Strike avevano ottenuto un profilo genotipico riconducibile a «un soggetto di genere maschile».

Furono individuati 60 soggetti che, dopo il delitto, si erano intrattenuti e potevano intrattenersi sul posto a vario titolo, procedendo ad un’analisi di comparazione genotipica tra il genotipo di tali soggetti e il genotipo discriminante il soggetto di genere maschile. L’esito delle analisi riscontrò la «piena sovrapponibilità allelica fra il profilo ottenuto dalla Lucky Strike e il genotipo ottenuto dal campione salivare fornito dal colonnello Fabio Cagnazzo».

Nove colpi: conosceva il suo assassino

Le indagini tecniche consentirono di accertare che Angelo Vassallo fu raggiunto attinto da 9 colpi di arma da fuoco in varie zone del corpo, che provocavano uno choc emorragico che lo portò al decesso, esplosi da un soggetto in «posizione frontale e sopraelevata rispetto al lato sinistro dell’autovettura nella quale veniva rinvenuto il cadavere».

Peraltro, la posizione del corpo al momento del rinvenimento, con la mano appoggiata sul freno a mano e con il cellulare, i piedi sui pedali, le chiavi inserite e il finestrino sinistro abbassato, lasciavano supporre che la vittima fosse stata attesa e bloccata da «una persona che conosceva tanto bene da indurla ad arrestare la marcia del veicolo ed abbassare il finestrino per interloquire, rimandando ad un vero e proprio agguato». I successivi accertamenti balistici e medico-legali individuarono la tipologia di arma utilizzata, che, tuttavia, non è stata mai recuperata, mentre sul luogo dell’omicidio fu rinvenuta la parte terminale di una sigaretta Lucky Strike che presentava fluido salivare certamente attribuibile al colonnello Cagnazzo.

Le rivelazioni di Imperiale: Maurelli era il mio socio

Su uno degli arrestati, l’imprenditore Giuseppe Cipriano, detto ‘Peppe Odeon’, titolare di una sala cinematografica a Scafati, cugino di Raffaele Maurelli e gestore di due Cinema della zona di Acciaroli, il 16 maggio 2023, Raffaele Imperiale fornì alcuni dettagli sulle attività criminali. L’ex re dei narcos riferì di avere conosciuto Maurelli negli anni delle «scuole superiori, in quanto amico del fratello». Terminate le scuole, Imperiale si trasferì in Olanda, da dove organizzò piccoli trasporti di ecstasy verso la Campania. Tuttavia, nel novembre 1996, a seguito della morte del fratello, rientrò in Italia. In quel periodo riprese i contatti con Maurelli.

Tra dicembre 1996 e gennaio 1997, incontrò Maurelli che, appreso della sua attività di trafficante di droga dai Paesi Bassi, gli propose di utilizzare i periodici trasporti fra Campania e Olanda effettuati da un camion di una ditta «per far entrare in Italia maggiori quantitativi di stupefacenti di diversa natura, presentandogli, a tal fine, suo zio». Nacque una “società” di fatto al 50% tra Imperiale e Maurelli, che vedeva Imperiale, residente in Olanda, procurare lo stupefacente attraverso i cospicui contatti lì sviluppati, e Maurelli occuparsi di organizzare i trasporti e le consegne della merce agli acquirenti finali, con cui teneva i contatti.

La società crebbe e, in breve tempo, giunse a movimentare «sino a 100 chili di erba, 40 chili di cocaina e un milione di pasticche di ecstasy», garantendo notevoli guadagni. Successivamente, però, la società cessò di esistere per decisione di Maurelli. Infatti, tra i principali clienti che si servivano dell’attività di brokeraggio internazionale di stupefacenti c’era era un tale «Giancarlo», che, tra il 1997 e il 1998, i due soci scoprirono essere Elio Amato, fratello di Raffaele, all’epoca appartenente ancora ai Di Lauro, e successivamente protagonista della scissione che avrebbe determinato la sanguinosa faida di Scampia-Secondigliano.

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