Rintracciato a Barra in corso Sirena, la strada ritenuta roccaforte del clan Aprea. Sequestrata l’auto, la pistola non è stata trovata
Ha 17 anni, originario di Barra, ha ammesso di essere l’autore dell’omicidio di Santo Romano, giovane calciatore del Micri, squadra di eccellenza. Lo ha ammesso davanti al pubblico ministero, ma non ha voluto svelare il nome della persona che era con lui al momento della sparatoria, limitandosi a dire: «Non c’entra nulla». Non ha fornito dettagli chiari nemmeno su come si fosse procurato l’arma del delitto, rispondendo genericamente di averla comprata «dagli zingari».
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Un passato già segnato
Nonostante la sua giovane età, L.D.M., queste le sue iniziali, ha già un passato segnato da problemi con la giustizia. Appena il 28 maggio scorso era stato rilasciato dall’istituto minorile di Nisida, dove aveva scontato una pena di un anno e mezzo (con sospensione) per resistenza a pubblico ufficiale e detenzione di stupefacenti. Formalmente risulta ancora studente, ma ora su di lui pendono accuse ben più gravi: omicidio, spari in luogo pubblico, e possesso illegale di armi e droga.
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Durante la perquisizione nella sua abitazione, i carabinieri hanno trovato una piccola quantità di marijuana suddivisa in dosi e un bilancino di precisione, ma nessuna traccia della pistola utilizzata nell’omicidio. Nell’appartamento era presente anche una Smart Fortwo con targa tedesca, che risulterebbe coinvolta nella vicenda.
La ricostruzione
La ricostruzione degli eventi avvenuti la notte dell’omicidio ha preso forma grazie alla testimonianza di S.S., un amico di Santo Romano rimasto ferito al braccio. Secondo il suo racconto, la lite è iniziata poco dopo mezzanotte nella piazza principale di San Sebastiano al Vesuvio, davanti al municipio, dove un gruppo di 7-8 ragazzi avrebbe avuto un acceso scambio verbale anche con Santo.
«Dopo quella discussione – ha raccontato S.S. – uno di loro si è avvicinato a bordo di una Smart nera, con targa straniera, e ha aperto il fuoco». Il giovane testimone ha fornito una descrizione dettagliata dell’aggressore, indicandolo come un ragazzo basso, magro, con baffetti. «Non l’avevo mai visto prima, ma saprei riconoscerlo», ha aggiunto S.S. E il 17enne lo hanno identificato più persone.
Le manette
La cattura del sospettato non è stata immediata: inizialmente, quando i carabinieri hanno cercato il 17enne a casa, lui non era presente. L’arresto è avvenuto solo dopo ulteriori ricerche presso indirizzi di parenti e amici, mentre i genitori dichiaravano di non sapere dove si trovasse. Alla fine, il giovane è stato fermato proprio nella sua abitazione, in corso Sirena a Barra, una strada ritenuta la roccaforte dell’organizzazione criminale degli Aprea.