Il ministro Carlo Nordio rassicura: Il governo lavora a un nuovo decreto per migliorare la tutela contro il cyber crimine
Alzare il livello di protezione dei dati. Fermo restando che fin dall’inizio la cybersecurity è stata messa in cima alla lista delle «priorità». Mentre arrivano le prime ammissioni nell’ambito dell’inchiesta milanese, il governo da un lato rassicura sugli sforzi in atto per prevenire attacchi informatici – 8mila solo dall’inizio dell’anno, fa sapere Matteo Piantedosi che rivendica le norme già rafforzate nel luglio scorso – dall’altro prosegue nel lavoro di «aggiustamento», come dice Carlo Nordio, di un nuovo decreto legge. Comparso e poi cancellato dall’ordine del giorno dell’ultimo Consiglio dei ministri ma che dovrà essere pronto presto.
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Lotta al cyber crimine: Viminale e Procura nazionale antimafia agiscono in modo complementare
Un «dibattito» c’è, conferma il ministro della Giustizia, ma nessuno scontro. Anche perché la Procura nazionale antimafia, a cui dovrebbe passare la competenza sul cyber crimine, e il ministero dell’Interno possono agire in modo «complementare», è il ragionamento, per difendere il paese da hacker e dossieraggi.
«Tutte le indagini che riguardano reati vengono gestite dalla magistratura» e «la Procura nazionale ha sicuramente dei compiti di coordinamento che per reati così importanti, addirittura sovrannazionali, è importante» ma agisce quando i crimini sono già stati commessi, spiega il Guardasigilli, sottolineando allo stesso tempo che proprio per questo «il ministero dell’Interno ha competenze operative ancora più importanti. Ciò che farà il governo, in particolare il Viminale, è la prevenzione e il controllo per evitare hackeraggi e fughe di dati».
Furti che «pongono il tema della gravità di comportamenti di chi potrebbe utilizzare dati illecitamente acquisiti, non solo per scopo di lucro, ma anche per attaccare gli avversari politici alterando le regole della democrazia», mette in guardia Piantedosi, riferendosi non solo alle «indagini di Milano» ma anche a quelle del «recente passato» che hanno scoperchiato migliaia di accessi illeciti – come nel caso di Pasquale Striano – «finalizzati al dossieraggio».
La risposta del Viminale agli attacchi hacker: misure potenziate e severità contro i responsabili
Il sistema del Viminale, dice il ministro al question time al Senato, non sarebbe stato violato, non ci sono al momento, dopo «i primi controlli», accessi abusivi «riscontrati», «in particolare» all’infrastruttura del Ced interforze. Si tratta comunque di comportamenti, laddove «accertati», su cui il governo sarà «estremamente severo», dice il ministro sulla falsariga del «saremo implacabili» assicurato in tv Giorgia Meloni, cui le opposizioni continuano a chiedere di venire a riferire al Parlamento.
Anche Piantedosi si concentra non solo su chi quei reati li ha commessi ma anche «su coloro i quali dovessero risultare responsabili di comportamenti omissivi rispetto a compiti di controllo e vigilanza già previsti dalle attuali regole di sicurezza». Il sistema di «prevenzione e risposta alla minaccia cibernetica» della Polizia postale, ricorda il titolare dell’Interno, è infatti già stato potenziato con «Nuclei operativi territoriali» che «tra il 2022 e il 2023, hanno gestito oltre 25 mila attacchi informatici classificati come rilevanti e più di ottomila nei primi 8 mesi del 2024».