‘Na Stella’, la vita e la musica di Fausto Mesolella: il chitarrista eterno

di Anna Maria Bozza

Una meravigliosa carezza poetica, maliconica tanto quanto sognatrice

Da sempre, la musica fa parte del quotidiano dell’essere umano: è un linguaggio, il nucleo più «intimo» di emozioni che ha la capacità di toccare qualsiasi sensazione da noi scelta. Quel testo, quella melodia hanno il potere di diventare nostri, in base all’esigenza, alla circostanza prevista, allo stato d’animo più vicino, e a volte diamo loro un significato lontano da ciò che l’autore intendeva trasmettere.

«Na stella» è una meravigliosa carezza poetica, malinconica tanto quanto sognatrice; ma la storia dietro potrebbe apparire un po’ diversa, seppur colma di ispirazione. Quest’ultima ha la grazia di un ricordo d’estate dell’artista che ne ha scritto parola per parola: Fausto Mesolella, eccellenza campana.

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La storia del brano «Na stella»

(dal racconto di Fausto Mesolella durante un concerto)

Calabria, una casetta in affitto. Non c’era scritto che fosse abusiva, ma lo era, perché quando c’era l’alta marea, si allagava. Il sabato e la domenica la spiaggia era quasi deserta, al punto da poter respirare un’atmosfera familiare, chiaramente suggestiva. Un pescatore arrivava al mattino e, con non poca «delicatezza,» portava il pescato fresco davanti alla casetta; con diecimila lire ti offriva il sapore genuino del pesce appena pescato (qualsiasi cosa fosse, andava bene).

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Nel pomeriggio, Mesolella si recava in spiaggia, sedendosi sulla riva a riflettere. Un giorno vide da lontano una signora con un costume giallo, a circa cento metri da lui. Lei sedeva sulla riva e fissava le onde per ore. La storia sembrerebbe concludersi così, ma il giorno seguente Fausto tornò sulla spiaggia e la signora con il costume giallo si risistemò nello stesso punto, fissando nuovamente il mare senza mai voltarsi. Al terzo giorno, l’artista si «preparò» con un quadernino nero da intellettuale e una matita gialla, fingendo di scrivere nel caso la donna lo vedesse di nuovo lì, per farle pensare che fosse uno scrittore.

Una mattina, a una ventina di metri dall’ombrellone di Mesolella, c’era un altro ombrellone con dei bambini e una signora anziana. D’improvviso, la donna che fissava il mare si avvicinò all’ombrellone con i bambini, che esultarono dicendo: «Guarda, sta arrivando zia Stella!». Ora che l’artista conosceva il suo nome, poteva riconoscerla e immaginare cosa accadesse in quegli occhi incantati dal mare. La canzone fu poi cantata da Gianmaria Testa, che chiese a Mesolella di scrivergli un brano: quale occasione migliore di questa per lasciare l’interpretazione dialettale a un cantautore piemontese? Un connubio musicale dettato da una delicata educazione e da anime empatiche, di grande sensibilità umana e artistica.

Il testo di «Na stella»

Na stella guarda ‘o mare
Cull’uocchie chiare chiare
S’interroga si ‘o core
Ppe’ colpa ‘e ‘nu dolore
Se po’ cchù ‘nnammura’.

‘Na stella guarda ‘a luna
Cull’uocchie de guagliuna
S’interroga si ammore
È fantasia d’ ‘o core
E si ‘nu juorno turnarrà

Stella stella d’o mare
Quante jurnate amare
L’ammore fa passa’

E proprio mentre ‘a guardo
Senza mme fa’ vede’
M’accorgo che ‘o dispietto
Le chiude ‘o core ‘n pietto
Pe’ nun sse fa’ guarda’.

E proprio mentre pensa
Senza sse fa’ vede’
S’accorge che rimpietto
Arret’ a ‘n ato cielo
Già se sta a ‘nnammura’

Dai primi albori agli anni d’oro

Il 17 febbraio 1953 nasce Fausto Mesolella a Caserta. Chitarrista, compositore e arrangiatore, inizia a «toccare» la chitarra a 12 anni, durante l’ora di ricreazione concessa dal convitto che frequenterà per molti anni. Nel ’68 debutta come professionista con i Condor, un gruppo che si scioglierà dopo due anni. Nel 1970 darà vita a una nuova formazione, «I Coronilla Varia», che non raggiungerà la fama sperata; nello stesso anno formerà il complesso «La Prima Pagina», con cui suonerà ininterrottamente, dividendosi tra i molteplici ingaggi, tra cui l’Orchestra di Augusto Martinelli, tecnico del suono e produttore musicale per la Record Tirrena Olimpya.

Dal 1978 formerà il trio «I Mediterranea,» incidendo «Ecce Rock» insieme ad Agostino Santoro e Pasquale Ziccardi, registrato alla RTO e distribuito solo in Giappone. Con loro accompagnerà in tournée il cantante Umberto Napolitano, del quale arrangerà il brano presentato al Festival di Sanremo nel 1981. Negli anni curerà arrangiamenti e produzioni per vari artisti italiani, e nel 1986 entrerà a far parte della «Piccola Orchestra Avion Travel» capeggiata da Peppe Servillo, con cui l’anno successivo vincerà la prima edizione di Sanremo Rock. Nel corso degli anni, tra concerti e incisioni, sarà presente nella tournée di Paolo Belli e formerà nel 1994 il «Nada Trio» con Nada e Ferruccio Spinetti.

Nel 1998 porterà all’intera formazione, con il brano «Dormi e sogna» degli Avion Travel, numerosi riconoscimenti al Festival di Sanremo, tra cui il premio della critica, il miglior arrangiamento e la miglior canzone. Due anni dopo, grazie al brano «Sentimento», vinceranno la 50ª edizione del Festival di Sanremo e il premio per il miglior arrangiamento.

Il nuovo millennio

Negli anni successivi, la poliedrica arte di Mesolella sarà richiesta ovunque. Produrrà «La rosa dei venti» del cantautore Alessio Bonomo e curerà la produzione del disco di Nada «L’amore è fortissimo e il corpo no», realizzato insieme a Claudio Coccoluto e Pasquale Minieri.

Nel 2001 comporrà la musica di «Si voltò» per l’album «Cieli di Toscana» di Andrea Bocelli e sarà la chitarra solista nel brano «L’incontro» presente nello stesso disco. Nel 2002 lavorerà al nuovo album degli Avion Travel, collaborerà al disco di Samuele Bersani e alla realizzazione dell’album di Patrizia Laquidara, per la quale scriverà la canzone «Le rose». Proprio Bersani chiamerà la chitarra di Mesolella «l’insanguinata» per via della colorazione rosso sangue, che diventa un tutt’uno con l’anima dell’artista.

La scrittura di Fausto Mesolella affascinerà Gianmaria Testa, che lo spingerà a scrivere «Na stella», presente nell’album «Altre latitudini» dell’artista piemontese. Nello stesso anno, Mesolella sarà chitarrista nel disco di Gianna Nannini e nell’ultimo album degli Avion Travel, «Poco mossi gli altri bacini».

Un curriculum artistico senza fine e costellato di premi prestigiosi: per ben due volte vincerà il premio «Matteo Salvatore», il premio «Morricone» come miglior compositore all’Italia Film Festival di Roma per la colonna sonora del film «Lascia perdere Johnny,» una nomination al David di Donatello, la Targa Tenco nella sezione «Musica dei colori» nel 2010. Sarà ambasciatore della Cultura alla Biennale della poesia e narrativa «Panta Rei» e riceverà l’ambito premio spagnolo «Amilcare Rambaldi» e il Premio Bindi.

Innumerevoli saranno le sue continue produzioni, collaborazioni, colonne sonore e scritture per artisti come Gianmaria Testa, Maria Nazionale, Musica Nuda, Mariella Nava, Fiorella Mannoia, Tricarico (con cui parteciperà al Festival di Sanremo 2011) e Raiz, con cui realizzerà in duo il disco «Dago Red,» vincitore della Targa Tenco nella categoria interpreti. Nel 2012 uscirà il suo primo album da solista, «Fino a farti fiorire». Una vita interamente dedicata alla musica in tutte le sue forme, interrotta nel 2017 con la morte dell’immenso Fausto Mesolella.

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