Ma l’Italia è ancora uno Stato di diritto o è diventato uno Stato di Giustizia?

di Mimmo Della Corte

Le disapplicazioni «cavillose» delle norme, sull’immigrazione e far rientrare clandestini dall’Albania, dimostrano che sull’immigrazione comandano i magistrati

«L’Albania è uno Stato di diritto». Ha sostenuto un giovane invitato alla trasmissione di Paolo Del Debbio in collegamento dalla «taverna napoletana», in risposta a quanto era detto da «lorsinistri» in studio per delegittimare il modello Albania scelto dalla Meloni per la soluzione del nodo immigrazione. Strategia che piace a tutta la sinistra Ue che pensa di adottarlo anche per gli altri Paesi, tranne che a quella nostrana (definirla italiana mi sembra troppo) che invece «ciancia» – tanto per cambiare – di deportazione e fascismo.

Un’affermazione che immediatamente mi ha suscitato una domanda: Vero il Paese di Rama è uno stato di diritto, ma lo è ancora anche l’Italia? Essendo ancora in vigore quella che qualcuno – incurante della sua vetustà e del trascorrere degli anni, il cambiamento della «società» che dovrebbe «garantire» – continua a definire la «Costituzione più bella del mondo» del 1948, non si può che rispondere: «sì».

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Se, però, si guarda alla realtà di tutti i giorni e agli eventi quotidiani; alle occupazioni abusive di case, assimilate a diritto dall’europarlamentare (Avs) Salis, ovviamente sottraendole agli aventi diritto; le trasformazioni sociali che la rendono inadeguata ai tempi; l’insicurezza individuale; la sanità (liste d’attesa, anche per interventi urgenti, annose, se non chiuse) l’istruzione e la protezione dei dati personali, da tempo qualche – anzi, più di qualche – dubbio, viene.

Il «buonismo» (dis)interessato

E non certo per colpa del governo che di questa degenerazione è anch’esso vittima, insieme agli italiani comuni, bensì per il «buonismo» (dis)interessato di quelli che l’hanno preceduto. Tant’è che – seppure lentamente causa una burocrazia che sembra non avere alcun interesse a migliorare la situazione – sta provando disperatamente a invertire la rotta. Penso, per esempio, alle tante – obiettivamente, troppe – disapplicazioni «cavillose» delle norme, soprattutto sull’immigrazione di quella parte della magistratura in toga rossa cui non piace ciò che scrive la nostra Magna Charta all’art. 101 ovvero che «…I giudici sono soggetti soltanto alla legge», ma preferirebbero fossero le leggi a essere «soggette soltanto ai giudici».

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È difficile pensare di vivere in uno Stato di diritto, laddove un ufficiale della Guardia di Finanza Pasquale Striano – e non si riesce a capire se con il consenso o meno del suo capo, l’ex procuratore delle DNA, Antonio Laudati, comunque anche lui per il momento indagato, come anche un funzionario dei servizi segreti per l’estero – in appena tre anni, a partire dall’estate 2023, mette insieme ben 230mila accessi illeciti alla banca dati della Direzione Nazionale Antimafia (come a dire uno ogni minuto e mezzo).

Un 50enne funzionario di Intesa San Paolo, Vincenzo Coviello (licenziato ad agosto scorso), operante in una filiale dell’istituto di un centro del barese, passeggia abusivamente fra i conti correnti di 3.572 clienti, fra cui 34 politici (tra cui la premier e la sorella) imprenditori, personaggi dello spettacolo e dello sport in 7mila banche dati e tirandone fuori 33.528 file. Inoltre, un giovanissimo hacker Carmelo Miano riesce a girovare fra le email di tre procure e le pec del Ministero della Giustizia. E dire che il diritto alla protezione dei dati personali è un diritto fondamentale dell’individuo ai sensi della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (art. 8).

Eccesso di legittima difesa

E può considerarsi uno Stato di diritto, quello in cui i cittadini in «era» covid sono stati condannati per tre anni agli arresti domiciliari e quelli che non fidandosi dei vaccini hanno preferito non rispettare l’obbligo vaccinale, sono stati puniti con la sospensione dal lavoro e dallo stipendio? E si può definire Stato di diritto quello dove le forze dell’ordine per difendere l’incolumità dei cittadini devono mettere a repentaglio la propria e fare anche attenzione all’incolumità di chi li aggredisce, per non ritrovarsi indagati per eccesso di legittima difesa?

Ed è forse uno Stato di diritto quello dove un governo regolarmente eletto dai cittadini, che continua a godere della fiducia degli elettori è sotto attacco, un giorno sì e l’altro pure, di ciò che resta della sinistra, della stampa mainstream e di quella parte della magistratura in toga rossa che non riesce a rinunciare ai propri privilegi che questo governo intende mettere in discussione (vedi la riforma della giustizia) e loro per difendersi fanno di tutto per creargli difficoltà.

Nella speranza ovviamente di riuscire a convincere l’amico Capo dello Stato a mandarlo a casa, insieme a quel Parlamento i cui numeri – come la maggioranza dei cittadini – sono, ancora, dimostratamente, dalla sua parte. Non è senza ragione, quindi, se secondo un sondaggio di Eurometria per «Piazza pulita» il 54% dei cittadini non ha fiducia dei magistrati e il 60% si sente spiato.

Intanto questo pomeriggio l’esecutivo si riunirà per rafforzare la norma per il trasferimento degli immigrati nei centri realizzati in Albania, portandola a livello primario con un decreto legge. A quel punto solo la Corte Costituzionale potrebbe intervenire. E intanto la sinistra ha chiesto le dimissioni del ministro Carlo Nordio che ha criticato la decisione dei giudici di far rientrare i migranti.

Setaro

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