Migranti, scontro magistrati-Governo: in aiuto della sinistra parlamentare arriva quella giudiziaria

di Fabio Maresca

I giudici bocciano i centri di permanenza e rimpatrio

«Quelle persone scappavano da Paesi non sicuri, bisogna riportarle in Italia»: i giudici bocciano i centri di permanenza e rimpatrio appena inaugurati dal governo Meloni in Albania e le stanze già semivuote del centro di Gjader tornano ad essere nuovamente deserte. Per i dodici migranti egiziani e bengalesi, entrati solo mercoledì scorso in quella struttura, è tempo di risalire a bordo di una nave militare italiana per la rotta inversa, stavolta diretti a Bari in un centro per richiedenti asilo.

La sezione immigrazione del tribunale di Roma non ha convalidato il loro trattenimento nel Cpr ed è quanto basta per scatenare la rabbia dell’Esecutivo a partire dalla presidente del Consiglio che la definisce una decisione «pregiudiziale». Il governo intende comunque «andare avanti» annunciando ricorsi fino alla Cassazione.

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Il consiglio dei ministri

Il primo segnale del governo arriva subito, a partire da lunedì prossimo, giorno per il quale la premier ha indetto un consiglio dei ministri «per risolvere questo problema». Sotto la lente del Cdm finiranno ulteriori misure per rivedere le procedure sulla richiesta di ottenimento della protezione internazionale dei richiedenti asilo, con l’obiettivo di velocizzare i tempi delle risposte da parte dell’Italia. L’ipotesi è di conferire più poteri alla commissione che esamina le singole domande di richiesta di asilo internazionale, valutando anche di rivedere i meccanismi che riguardano il successivo ricorso.

Le ordinanze fotocopia

Al momento però resta quanto stabilito dai giudici, per i quali «il diniego della convalida dei trattenimenti nelle strutture ed aree albanesi, equiparate alle zone di frontiera o di transito italiane, è dovuto all’impossibilità di riconoscere come ‘Paesi sicuri’ gli Stati di provenienza delle persone trattenute, con la conseguenza dell’inapplicabilità della procedura di frontiera e, come previsto dal protocollo, del trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti, che hanno quindi diritto ad essere condotte in Italia», si legge nelle dodici ordinanze fotocopia dei magistrati, i quali hanno manifestato un punto di vista giuridico contro il quale però il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi promette «una battaglia», da fare «all’interno dei meccanismi giudiziari».

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Il diritto di legiferare

Dopo la presidente Meloni il titolare del Viminale è tra quelli che più di tutti è convinto dei risultati dell’accordo siglato con il premier albanese Edi Rama. «Ciò che l’Italia sta realizzando verrà assimilato nel diritto europeo», sostiene Piantedosi. Per il titolare del Viminale il centro della questione nel nostro Paese è un’involuzione «secondo cui il governo non ha il diritto di legiferare per attivare una procedura più veloce. Non ci aspettavamo – ammette – una decisione in maniera così massiva».

Nello scontro frontale con la magistratura interviene anche il vice premier Antonio Tajani: «Il potere giudiziario deve applicare le leggi, non modificarle o impedire all’esecutivo di poter fare il proprio lavoro», commenta. A dirsi «molto, molto stupito» è anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa e Fratelli d’Italia allude alle ‘toghe rosse’ attraverso un’immagine pubblicata sui social dal profilo ufficiale del partito della premier in cui si legge: «In aiuto della sinistra parlamentare arriva quella giudiziaria».

L’opposizione

L’opposizione segnala «un danno erariale», con la segretaria dem Elly Schlein che punta il dito contro «l’accordo fuorilegge fatto con l’Albania, un’intesa che viola il diritto internazionale. L’intero meccanismo – dice – non sta in piedi. Si tratta di 800 milioni buttati che potevano essere usati per la sanità». Gli eurodeputati Pd, M5s e Avs hanno anche presentato un’interrogazione scritta, promossa dalla parlamentare europea Cecilia Strada, per chiedere se sarà avviata una procedura di infrazione, suscitando inevitabilmente l’indignazione di Meloni: «stanno di fatto sollecitando l’Europa a sanzionare la propria nazione e i propri cittadini, con il solo obiettivo – dice la premier – di colpire politicamente questo governo».

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