«Scissione nei Mallardo, per colpire i ribelli si attendeva l’ordine di Padre Pio»

Le rivelazioni del pentito Caracallo sul codice usato dal clan di Giugliano: era così che chiamavamo il boss Francesco, perché temevamo le intercettazioni

«Per agire dovevamo aspettare l’imbasciata di Padre Pio». Il racconto è nei verbali del defunto collaboratore di giustizia Filippo Caracallo, ex esponente di Mallardo. Una voce di dentro che apparteneva all’area di San Nicola e per alcuni tempi era stato designato addirittura come reggente dell’organizzazione a Qualiano.

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In un verbale del maggio 2018 parlò di un duplice tentato omicidio, quello di Aniello Di Biase e Silvano Ciccarelli che, per gli inquirenti facevano parte dei cosiddetti “Paparella”, scissionisti del clan Mallardo.

Il racconto

«Ricordo – spiegò il pentito – che, nel corso di un incontro, Stefano Cecere ci disse che era arrivata l’autorizzazione di Ciccio Mallardo. Io, Armando Palma, Davide Barbato e Donato Taglialatela, ci lamentavamo sempre con Cecere perché la situazione dei rapporti con gli esponenti del gruppo delle palazzine, che passavano spesso armati di pistola e ci guardavano con fare minaccioso, era diventata insostenibile».

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Cecere, a quel punto, rispose che «per agire dovevamo aspettare l’imbasciata di Padre Pio», termine che veniva utilizzato «per indicare Francesco Mallardo, detto Ciccio». Infatti, per timore di possibili intercettazioni, il nome di Mallardo «non doveva mai essere pronunciato e cosi veniva utilizzato da noi affiliati il nome di Padre Pio per indicarlo».

Poi, circa un mese prima del tentato omicidio ai danni Di Biase e Ciccarelli, Cecere «mandò a chiamare me, Donato Taglialatela, Sabatino Cimmino e Francesco Guarino: ci recammo a questo incontro a via Staffetta in zona Lago Patria, in un terreno dove alcune persone vendono prodotti della terra».

«Sul posto – spiegò il pentito – c’erano anche Antonio Tesone, Mario Quaranta, Antonio Basile e un certo Oreste che è di Napoli ma abita a Giugliano. Cecere ci disse che ci dovevamo tenere pronti perché finalmente si era deciso di ammazzare Aniello e chi stava insieme a lui e ci precisò espressamente che era arrivata l’imbasciata da Padre Pio».

Caracallo decide di passare dalla parte dello Stato tra fine giugno e inizio luglio del 2018, quando. Disse: «Ho deciso di pentirmi perché questa vita nella criminalità non mi ha dato niente di buono, mi ha portato solo guai. Inoltre, negli ultimi tempi ho avuto paura per la mia vita, a seguito della scissione col gruppo delle Palazzine ed anche per questo ho deciso di collaborare». Due anni dopo, per un male incurabile, morì mentre era in località protetta.

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