Tra gli indagati un rampollo del clan Abbinante, ma anche tre uomini vicini ai Grimaldi di Soccavo
Cinque arresti per una tentata estorsione da mezzo milione di euro. È il risultato dell’operazione eseguita questa mattina dalla squadra mobile di Napoli, guidata da Giovanni Leuci, su delega del procuratore, a Napoli e a Torre del Greco.
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In esecuzione di un’ordinanza per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, sono finiti in manette Francesco Abbinante, 26 anni, rampollo dell’omonimo clan del rione Monterosa di Scampia; Donato Cacace, 30 anni, di Torre del Greco; Maurizio Cicala, 21 anni, residente a Pianura, Luigi Estatico, 21 anni, residente a Soccavo e Renato Pugliese, 38 anni, di Scampia. Un sesto uomo manca all’appello, ed è il figlio di un esponente di vertice del clan Abbinante.
Gli indagati avevano richiesto alle vittime tangenti per un ammontare di 500 mila euro, oltre a tre appartamenti. Le minacce si sono protratte per circa sei mesi e sono culminate nell’incendio doloso dei locali di un’attività di rivendita, per la precisione un autoricambi. Nel corso dell’operazione, condotta da personale della squadra mobile e del commissariato Scampia, sono state sequestrate anche due pistole con munizioni. Le armi sono state trovate nell’abitazione di uno degli indagati.
La ricostruzione degli inquirenti
Le indagini hanno accertato che il 9 ottobre 2023, nell’esercizio commerciale di Qualiano, Francesco Abbinante, figlio di Guido, entrò e affermò: «Tutto quello che fate qua, passo una volta al mese, mi dovete dare tutto a me, perché tutto quello che avete è di mio padre».
Il 2 aprile scorso, nello stesso negozio, si sarebbero presentati Pugliese, Cicala ed Estatico, ritenuti vicino al clan Grimaldi di Soccavo, che affermarono di essersi presentati a nome di Guido Abbinante, che pretendeva 500mila euro e due appartamenti.
Una settimana dopo, il 9 aprile si presentarono Cacace e un altro sodale, al momento irreperibile, che dissero all’esercente di essere stati mandati da Gennaro Abbinante, fratello di Francesco e figlio di Guido, chiedendogli se «sapeva l’imbasciata».
Il 18 aprile 2024 uno degli indagati, dopo aver seguito un dipendente del negozio, giunto all’incrocio tra via Tacito e via Scipione l’Africano, a Qualiano, avrebbe speronato volontariamente l’auto. Dalla Panda scendeva un passeggero che chiese se l’uomo fosse il titolare dell’esercizio. Nella tarda serata dello stesso giorno, due soggetti ignoti si presentarono fuori al box auto del dipendente a Giugliano e gli intimarono: «Domani non devi aprire il magazzino».