Nuovo anno scolastico, vecchi problemi: la scuola riapre tra mille difficoltà

La campanella in Campania suonerà il 12 settembre

Siamo alle porte dell’anno scolastico 2024/25. Mancano pochissimi giorni al suono della prima campanella che, per gli alunni delle scuole della Campania, suonerà il 12 settembre prossimo. Tante le questioni ancora aperte, a partire da quelle relative alle cattedre e agli organici dei docenti, dei dirigenti e del personale ATA a quelli atavici relativi alle strutture scolastiche, con molti edifici che presentano problemi di sicurezza rispetto ai quali spesso i dirigenti scolastici risultano impotenti nella risoluzione, per inerzia o ritardi dei proprietari degli immobili (comuni e città metropolitana).

Proprio in merito alla inadeguatezza delle strutture, da una recente indagine della Banca D’Italia (Questioni di Economia e Finanza numero 827 – Febbraio 2024) è emerso che l’offerta di infrastrutture scolastiche evidenzia carenze significative nelle regioni meridionali soprattutto in Campania e nell’hinterland di Napoli, e tali carenze infrastrutturali determinano quote più elevate di allievi con competenze inadeguate e a un più diffuso abbandono scolastico, a parità di contesto socio-economico.

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Fondi europeei e Pnrr

Anche i fondi europei e quelli del PNRR non sempre sono stati utilizzati proficuamente, perdendo opportunità preziose. I ritardi nelle nomine e nelle coperture dei posti vacanti poi, non consentiranno, neanche quest’anno, di iniziare, in alcune realtà, con l’orario a pieno regime, determinando rallentamenti che inevitabilmente si ripercuoteranno sull’apprendimento.

Le temperature troppo elevate

C’è poi la questione delle temperature ancora troppo elevate che aveva spinto alcuni genitori, appoggiati dal Cnddu (Coordinamento Nazionale Diritti Umani) e pediatri, al proporre di posticipare l’inizio dell’anno scolastico al 1° ottobre; proposta rispedita al mittente dal ministro Valditara che ha dichiarato: «È una proposta che non ho neanche considerato». Resta tuttavia vivo il dibattito sulla opportunità di rivedere il calendario scolastico ipotizzando momenti di pausa differenti, diluiti nel corso dell’anno, come accade in altri paesi europei ed extraeuropei, in alternativa al lungo arresto estivo.

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Un percorso a ostacoli

Si discute anche della norma, la cui attuazione per il momento è posticipata a prossimo anno scolastico, che prevede l’influenza delle famiglie nella scelta del docente di sostegno dei figli.

Molta la carne al fuoco per una scuola che, allo stato dell’arte, spesso funziona solo grazie allo spirito di sacrificio di quei Docenti (per i quali la maiuscola è dovuta) che ancora credono di poter attuare il dettato dell’art. 33 della nostra Costituzione che principia con l’affermazione «L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento».

Eppure tra calcinacci che vengono giù, aule che sembrano forni crematori, quel che resta dei banchi a rotelle sui quali gli alunni hanno sperimentato l’autoscontro del lunapark, LIM spesso malfunzionanti e rete internet assente o instabile, mancanza di sapone e carta igienica, ascensori guasti e chi più ne ha più ne metta, tra una settimana circa 800.000 studenti varcheranno il portone di un edificio scolastico, ciascuno con il proprio bagaglio di sogni, di speranze e di aspettative, e tutti «speriamo che se la cavino».

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