Le mistificazioni della politica. Con le risorse ‘a venire’ del Recovery fund, tutti promettono miliardi al Sud. Almeno 70, secondo Boccia e Provenzano, 80 secondo la De Micheli. Niente di strano. In campagna elettorale tutto è concesso. Tanto più per evitare una vittoria del centrodestra che, soprattutto al Sud, suonerebbe come un “de profundis” per il governo.
Oltretutto, prima che l’accordo di Bruxelles si concretizzi e le promesse siano verificabili ci vorrà un bel po’. Intanto, però, la Sose (Mef e Bankitalia) fa sapere che per asili, scuola e assistenza, oggi, il Sud, riceve 9 mld annui in meno del Nord; una famiglia veneta con un disabile riceve 4.000 euro al mese, una calabra soltanto 1.000. E Qualcuno, avverte «basta con le liti o sarà Salvini a gestire i soldi Ue». Che per ora sono solo una favola.
In verità, per quanto si beatifichino, incensando la Merkel per il supporto offerto, il favoliere delle Puglie e i giallorotti, per il Recovery Fund hanno vinto, quelli che loro cercano di far passare per sconfitti: i ‘frugali’. Si sono presi il «freno d’emergenza» e potranno avanzare dubbi sul nostro piano di riforme, portarlo all’attenzione dell’Ecofin che lo girerà al Consiglio Europeo che potrà bloccarne il finanziamento. E, alla faccia dello nostro storico (in)successo hanno ottenuto anche la nomina di una task force per controllare come spenderemo le risorse.
E il peggio è che – con il governo Conte alla canna del gas – a pagarne le conseguenze saranno quello prossimo e i successivi. Tanto più, se non in linea con l’Ue. Inoltre, per “concedere” il proprio «yes» all’intesa hanno estorto l’ennesimo Rebate o meglio sconto (mai stato concesso all’Italia) sui contributi da versare all’Ue per un totale complessivo di ben 7,712 mld – che ricadranno sulle spalle degli altri e, quindi, anche sulle nostre. – di cui ben 3,67, poco meno del 50% quindi, alla sola Germania. E se fosse stato proprio questo l’obiettivo dell’intransigenza di Rutte & compagni e della solidarietà teutonica?
Per l’Italia, con il Recovery fund, meno sussidi e più prestiti
Conte, vero, con il Recovery fund ha portato a casa 40 miliardi in più (209) dei 169 iniziali, ma – siccome imposto dai presunti perdenti – meno sussidi (da 90 a 82) e più (da 82 a 127) prestiti. Che andranno restituiti con gli interessi. Bassi, ma sempre interessi. Fatto è che tutti – impegnati a festeggiare l'(in)successo, hanno finto di non accorgersi che non è un regalo, ma un prestito, e per usarlo bisognerà avere l’ok dell’Europa, che lo darà se il piano presentato, sarà approvato dal Consiglio a maggioranza qualificata, tenendo conto delle proposte della Commissione.
Inoltre, quelli a fondo perduto – in cambio dei quali l’Europa pretenderà nuove tasse e tagli alle pensioni che caleranno su cittadini ed imprese, prima che arrivino le risorse del Recovery fund e di cui dovremo, seppure in 37 anni, restituire, una grossa fetta tant’è che secondo l’ex ministro Calenda il netto sarà solo di 25miliardi – saranno rateizzati. A partire dalla primavera 2021 (Gualtieri); fra un anno (Gentiloni) non prima del 2022 e fino al 2024 (Tremonti).
Senza dire, poi, che i 127 miliardi di prestiti saranno fruibili, dopo aver utilizzato i sussidi. Non prima, quindi, del 2026. Insomma ritardi su ritardi. Come ce la caveremo? Maggioranza e “giornaloni” – occupati a festeggiare il ‘lieto evento’ – ne hanno taciuto. Ma non bene, temo!
E mentre ancora non si sa se, come e quando le risorse saranno “ricoverate”, i giallorotti stanno già accapigliandosi su come spartirsele. Il favoliere ha chiesto al cdm: lo stato d’emergenza, fino al 31 ottobre e un nuovo scostamento di bilancio di 25 miliardi (per entrambi, però, attende l’ok del Parlamento che non è certo) e previsto la nomina dell’ennesima task force di 500 esperti che il Pd ha bocciato, proponendo, col “si” di FI, una bicamerale. Gualtieri ha nominato Alessandro Rivera, vicino alla sinistra, a controllore delle partecipate, con due burocrati di supporto. E, per sospingere gli altri verso il Mes, Gualtieri ha detto che le casse dello Stato sono vuote nonostante l’Ue. In pratica «cornuti e mazziati».
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