Il centrosinistra da campo largo a campo di battaglia

Schlein vuole tessere l’alleanza con Iv. Ma M5S e Avs rifiutano: no a Renzi

A poche ore dallo scadere dei lavori, il Transatlantico di palazzo Montecitorio diventa il campo di battaglia per le future alleanze nel centrosinistra. Campo largo, larghissimo o giallorosso. Dipende da ruoli e obiettivi del singolo player. Elly Schlein, alla guida del primo partito di opposizione, non molla la sua presa, almeno per ora. L’ex premier Matteo Renzi, intanto, non perde occasione per riaffermare la collocazione della sua Italia Viva al fianco della segretaria del Pd e dentro un campo extralarge senza veti e senza esclusi.

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Ma dall’ala sinistra della coalizione in divenire – M5s e Avs – tirano il freno a mano sull’ipotesi di una coabitazione con Renzi nello stesso schieramento. Scenario che fa da sfondo al valzer di colloqui, fuori dall’Aula della Camera, tra i leader dei diversi partiti chiamati a costruire l’alternativa al centrodestra. È l’ultima occasione per guardarsi negli occhi e scambiarsi punti di vista, prima che il Parlamento chiuda i battenti per la pausa estiva. Certo, la politica non andrà in vacanza. Ma tra banchetti per il Referendum, Feste dell’Unità, Assemblee Costituenti, iniziative varie e qualche giorno di ferie, sarà più difficile incrociare le traiettorie.

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E allora i leader solcano il Transatlantico senza sosta. Schlein incontra e chiacchiera con Riccardo Magi di Più Europa. Quindi raggiunge il leader M5s Giuseppe Conte. Parte un lungo e fitto colloquio. Poi, sia la segretaria dem che il presidente pentastellato, in due momenti distinti, incontrano gli esponenti di Alleanza Verdi e Sinistra Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Infine, il confronto «interlocutorio» tra Conte e il deputato Andrea Orlando, in pole per la candidatura in Liguria. Last but not least.

La partita ligure

Perché è sulla partita ligure che si giocano, in primis, accordi e disaccordi interni al centrosinistra. Renzi intanto insiste nel voler posizionare Iv nell’alleanza che lui vorrebbe «larga». Ma, a partire dalla Liguria, in Transatlantico si registra più di qualche malumore dalle parti di Avs sull’ipotesi di un allargamento del campo a Renzi. A Genova, fa notare qualcuno, Iv è in maggioranza col centrodestra. «Renzi sarebbe pronto a lasciare?», ironizza un deputato rossoverde. Ironia che prosegue sul peso politico di Italia Viva: «M5s e Avs insieme valgono quasi il 20%, siamo sicuri che Renzi arriva all’1%?».

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Alzando lo sguardo dalla Liguria e girandolo su Roma, dalle parti di Avs si evidenzia che non c’è un veto sull’area di centro, ma forti dubbi sulla credibilità di un progetto con dentro un nome come quello di Renzi, «fautore di progetti come il Jobs act che la stessa Schlein mette in discussione».

Da una parte, Renzi non rinnega «un passato che divide», ma invita a guardare al futuro. Dall’altra, dopo il bilaterale con Conte, Fratoianni ribadisce che «per essere competitivi» bisogna costruire «un’alternativa, un progetto credibile». «La politica non è una partita di calcio, e nemmeno di beneficenza…», aggiunge.

Più esplicito Bonelli, che chiama direttamente in causa gli «errori fatti dal governo Renzi». «Non bisogna ricadere nei meccanismi del passato, – spiega – oggi se si pensa a questa modalità si fa un errore drammatico». Freno tirato anche nel M5s. Il leader pentastellato Giuseppe Conte, qualche giorno fa, si era già appellato a «un progetto chiaro e credibile e con compagni di strada affidabili». E la linea non è cambiata.

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