Paolo Borsellino, 32 anni fa il sacrificio del magistrato-eroe e della sua scorta

di Antonella Di Martino

La lotta contro le mafie è ancora lunga e difficile, ma non impossibile

Il 19 luglio 1992, l’Italia perse uno dei suoi più coraggiosi e determinati magistrati nella lotta contro la mafia: Paolo Borsellino. A distanza di oltre tre decenni, il suo sacrificio risuona ancora come un potente richiamo alla giustizia e alla legalità. Borsellino, insieme al collega e amico Giovanni Falcone, ha rappresentato il cuore pulsante di una stagione di impegno e coraggio che ha segnato profondamente la storia del nostro paese. Paolo Borsellino nacque a Palermo il 19 gennaio 1940. La sua carriera nel campo della magistratura iniziò nel 1963, in un contesto sociale e politico complesso, segnato dalla crescente infiltrazione mafiosa in tutti gli strati della società siciliana.

La collaborazione con Giovanni Falcone

La sua determinazione e il suo senso di giustizia lo portarono presto a collaborare con Giovanni Falcone presso l’Ufficio Istruzione di Palermo, dove insieme diedero vita a una nuova strategia investigativa per contrastare la mafia.

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Il lavoro di Borsellino e Falcone culminò nel maxiprocesso di Palermo del 1986-1987, un evento senza precedenti nella storia giudiziaria italiana. Il processo portò alla condanna di centinaia di mafiosi e segnò un punto di svolta nella lotta contro Cosa Nostra. Tuttavia, questo successo li rese anche bersagli principali della vendetta mafiosa.

La vita di Paolo Borsellino fu segnata dalla costante minaccia della morte. Dopo l’attentato a Giovanni Falcone il 23 maggio 1992, Borsellino sapeva che il suo destino era segnato. Nonostante questo, continuò a lavorare senza sosta, consapevole dell’importanza della sua missione. Il 19 luglio 1992, mentre visitava sua madre in via D’Amelio a Palermo, una carica di esplosivo nascosta in una Fiat 126 fu fatta esplodere, uccidendo Borsellino e cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

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Il sacrificio di Paolo Borsellino non è stato vano

La sua morte ha risvegliato le coscienze di molti italiani, portando a un rinnovato impegno nella lotta contro la mafia e a una serie di riforme che hanno rafforzato il sistema giudiziario e investigativo del paese. La sua figura è diventata un simbolo di integrità e coraggio, ispirando generazioni di magistrati, forze dell’ordine e cittadini comuni.

Ogni anno, il 19 luglio, l’Italia si ferma per ricordare Paolo Borsellino e tutti coloro che hanno perso la vita nella lotta contro la mafia. Cerimonie, manifestazioni e iniziative educative vengono organizzate in tutta la nazione per mantenere viva la memoria di questi eroi.  Ricordare Paolo Borsellino significa anche guardare al futuro con speranza e determinazione. La sua vita e il suo lavoro ci insegnano che la lotta contro la mafia è lunga e difficile, ma non impossibile. Ogni piccolo passo verso la giustizia è un tributo al suo sacrificio e un mattoncino per costruire una società più giusta e libera dalla paura.

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