Per 57 volte la parola compare nelle intercettazioni degli inquirenti
Ricorre spesso la parola «pantaloni» nelle conversazioni intercettate dalla Procura di Napoli grazie a polizia di Stato, carabinieri e guardia di finanza, nell’indagine sulla famiglia malavitosa Bosti del clan Contini, interlocuzioni dove a parlare sono il reggente Patrizio Bosti, i suoi figli e il genero Luca Esposito. E agli investigatori – che nei giorni scorsi coordinati dall’ufficio del procuratore Gratteri hanno messo a segno un duro colpo alla camorra – è subito sembrato più che plausibile che con quella parola il boss non intendesse propriamente l’indumento.
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E, infatti, dagli approfondimenti è emerso che con «pantaloni» il boss intendesse fare riferimento ai suoi affari economici, al denaro, in particolare, soprattutto quando la usa con colei è considerata la cassiera del clan Assunta Aieta (zia Assuntina), sorella della moglie di Bosti: «Assuntina si prese sette/otto pantaloni nuovi, si prese Assuntina… quei sette/otto pantaloni che io vi regalai nelle buste…».
Bosti usa quella parola subito dopo la scarcerazione: subito dopo essere tornato a Napoli convoca la «sarta» in apparenza per la consegna di «pantaloni» che, in realtà, erano somme di denaro. Con un linguaggio criptico, il 27 giugno 2020, si parla di 7/8 «pantaloni» che la zia Assuntina avrebbe preso a casa di Bosti dopo il suo arresto: circostanza che ha subito indotto gli inquirenti a ritenere che non si trattasse veramente di pantaloni in quanto è davvero difficile credere che una donna – peraltro nubile – potesse indossare pantaloni da uomo.
La conferma
La conferma di questa teoria giunge il 4 luglio 2020: in quella data alle parole si affiancano i gesti, che fugano ogni dubbio. Alcuni parenti strettissimi del boss vengono notati dalle forze di polizia che li tengono sotto controllo mentre discutono di «pantaloni» facendo però il gesto di contare i soldi.
La parola, nell’ordinanza, compare ben 57 volte, anche quando si è parlato del posto dove erano stati sistemati: da quelle conversazioni emerge, con molta probabilità, che i Bosti avessero fatto realizzare, da un falegname, un sistema per l’occultamento del denaro. La capacità della famiglia Bosti di interloquire usando un linguaggio criptico era già emerso nelle lettere solo apparentemente affettuose ma in realtà vere e proprie minacce, inviate dal boss al genero Luca Esposito per costringerlo a interrompere il percorso di collaborazione avviato con la Giustizia.