Bracciante abbandonato e morto: Satnam si sarebbe potuto salvare

L’uomo è deceduto dopo aver perso molto sangue a causa del ritardo della chiamata effettuata ai soccorsi

Satnam Singh si sarebbe potuto salvare. È morto dopo aver perso molto sangue a causa del ritardo della chiamata effettuata ai soccorsi il bracciante indiano abbandonato davanti alla sua abitazione, senza un braccio, dal datore di lavoro dell’azienda agricola per cui lavorava in nero.

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In attesa dei risultati dell’autopsia, è già parere unanime delle istituzioni che Satnam abbia perso la vita per colpa di quelle stesse persone che avrebbero dovuto aiutarlo. «C’è chi ha pensato di abbandonarlo senza prestargli nessuna umana assistenza in un momento in cui gravissime erano le ferite che aveva riportato», ha detto la ministra del Lavoro Maria Elvira Calderone, riaprendo il dibattito della piaga del caporalato.

Alla morte di Satnam, la Flai-Cgil ha risposto con una manifestazione in suo nome domani a Latina. La protesta, a cui parteciperanno anche la segretaria del Pd Elly Schlein, le delegazioni di Alleanza Verdi e Sinistra, con Nicola Fratoianni, M5S Lazio, il commissario di Azione Lazio Alessio D’Amato e la deputata Federica Onori, è promossa in concomitanza con una giornata di sciopero in cui si fermerà il settore agricolo del comune. Anche Legambiente ha aderito alla manifestazione «contro lo sfruttamento e le morti sul lavoro».

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Il drammatico incidente a Satnam Singh

Il drammatico racconto della vicenda di Satnam è stato testimoniato sia dai due giovani che lo ospitavano dietro la loro casa e che, per primi, hanno tentato di soccorrerlo, e sua moglie Soni. Questa mattina, ancora sconvolta dal dolore, ha incontrato la sindaca di Latina Matilde Celentano, che ha voluto esprimere vicinanza da parte del comune. La donna, irregolare in Italia, starebbe per ricevere il permesso di soggiorno di giustizia.

Soni era con suo marito quando, dopo l’incidente con un macchinario avvolgiplastica, sono stati caricati su un furgone e portati alla loro abitazione da Antonello Lovato, 37 anni, al momento l’unico indagato, che è accusato di lesioni colpose e omissione di soccorso, ma per il quale è probabile che scatti anche l’accusa di omicidio colposo e caporalato. Mentre i carabinieri hanno raccolto le testimonianze degli altri braccianti, è stato disposto il sequestro del macchinario e dell’area dell’azienda agricola dove si è verificato l’incidente.

Il moto d’indignazione

L’indignazione dell’opinione pubblica, di esponenti politici e sindacati, è scaturita anche in seguito alle dichiarazioni di Renato Lovato, titolare dell’azienda agricola e padre di Antonello, che ha parlato di una «leggerezza» commessa da Satnam. La prima a intervenire, ieri, è stata Elly Schlein, che ha affermato che «Satnam non è morto sul lavoro, ma è stato ucciso», annunciando poi la sua partecipazione alla protesta di domani a Latina. Per Fratoianni, Ignazio Marino e Filiberto Zaratti di Alleanza Verdi e Sinistra, «si tratta di un crimine gravissimo perché Satnam, se assistito, non avrebbe perso la vita». «Quanto accaduto ci sdegna profondamente – fanno sapere gli esponenti di M5s Lazio – siamo pronti a fare la nostra parte».

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Il presidente delle Regione Lazio Francesco Rocca, in accordo con i sindacati incontrati oggi, ha chiesto un incontro al prefetto di Latina. D’Amato (Az) ha ricordato che da mesi chiede, con una proposta di legge regionale, l’istituzione di una commissione d’ inchiesta su lavoro nero e caporalato nel sud pontino.

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