Il pentito Giuliano: i Contini e i Mazzarella? Ormai fanno affari insieme

Il killer di Annalisa Durante svela la gerarchia del clan Contini e i buoni rapporti con il clan rivale

È il killer di Annalisa Durante. Una volta fuori dal carcere ha cercato di riportare i Giuliano di Forcella a regnare di nuovo. Poi iniziarono gli scontri armati e si arrivò a un accordo. I Giuliano hanno retto fino alla terza generazione, fino alla reggenza di Salvatore Giuliano, ‘o russ.

A lui era stato riconosciuto il territorio di ‘Forcella di sopra’. Il clan Mazzarella invece, tramite i loro alleati Amoroso e Buonerba, secondo l’accordo, avrebbero preso il controllo della zona ‘bassa’ del rione, affidata a un nuovo referente. Salvatore Giuliano rappresentava una sorta di ago della bilancia, un garante dell’equilibrio. Fino al suo arresto e al successivo pentimento. E da quando ha iniziato a collaborare con la giustizia è stato un fiume in piena.

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Ha parlato della mala napoletana e dei due grandi cartelli che si contendono la leadership, l’Alleanza di Secondigliano e i Mazzarella. O, almeno, così si riteneva. Perché, per il pentito: «Ormai, i Contini e i Mazzarella fanno affari insieme». Lo racconta in un verbale del 19 ottobre del 2021 in cui gli vengono mostrate alcune segnaletiche: «Riconosco Gennaro De Luca, detto Gennaro ‘o muntato. È lui, attualmente, il referente del clan Contini. In assenza di Patrizio Bosti e di Nicola Rullo, è lui che gestisce il clan».

Poi aggiunge: «L’ho incontrato due volte, sempre in compagnia di Salvatore Barile (nipote di Vincenzo Mazzarella, ndr) e sempre nello stesso edificio a San Giovanniello. La prima volta ci siamo incontrati in occasione di un contrasto che era sorto tra i Contini e noi di Forcella legato al contrabbando di sigarette».

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Gli affari dei Contini con il clan Mazzarella

Poi Giuliano traccia un profilo gerarchico dei Contini: «Domenico Festa è il secondo, dopo Gennaro. Nel senso che, in assenza di Gennaro, comanda lui; anche a ‘tavola’ la sua parola è tenuta molto in considerazione da parte di Gennaro De Luca e anche di Carmine Botta». A proposito di Carmine Botta, riferisce: «Salvatore Barile mi disse che Carmine Botta era il suo ‘garante’ con i Contini, nel senso che era lui il responsabile della vita di Barile ogni volta che egli si recava a San Giovanniello per un incontro. I rapporti tra Barile e Carmine Botta erano diversi da quelli che Barile aveva con Gennaro De Luca; ormai, comunque, i Contini e i Mazzarella fanno affari insieme. Basti pensare che Barile quando ne ha bisogno si rifornisce di erba da ‘Soricillo’ che è un esponente del clan Contini e referente nel Connolo».

Affari, dunque. E grossi: «Ho potuto ascoltare all’incontro in cui era presente anche Festa, una conversazione con Botta, in cui il primo gli riferiva che era in procinto di chiudere un grosso affare tra i 150 e i 200 mila euro; non so dire di che affare si trattasse». Poi un profilo del ‘numero due’: «Che Domenico Festa sia un uomo ricco lo si vede anche da come si presenta. In occasione dell’incontro indossava un Rolex del valore di circa 120mila euro; posso dire che si trattava di un Rolex originale, perché sono un esperto. In passato mi dedicavo proprio alle rapine dei Rolex».

Carmine Botta e i summit

Poi i magistrati mostrano a Giuliano una foto di Carmine Botta: «Nella gerarchia lui è il terzo. Frequenta molto un centro scommesse a San Giovanniello. Possiede anche un noleggio auto a San Giovanniello dove lavora il genero, di cui non conosco il nome. L’ho visto solo un paio di volte. Inoltre, per quanto ho appreso da Barile, l’intero stabile in cui abita Carmine Botta a San Giovanniello, è di sua proprietà. Nel vicoletto di fronte alla palazzina c’è un fruttivendolo in cui Carmine Botta incontra i suoi sodali per brevi comunicazioni. Altri incontri brevi si tengono presso il gommista che si trova vicino alla attività di autonoleggio».

Poi il pentito aggiunge che entrambi gli esercenti «sono assolutamente consapevoli che presso i loro esercizi commerciali si organizzano le riunioni criminali. In particolare, nel negozio del fruttivendolo, c’è proprio una stanzetta all’interno della quale, una volta, un soggetto ci fece accomodare».

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