Arrestato Gennaro Manetta, l’ex consigliere municipale al servizio del clan Contini

Era negli Stati Uniti, bloccato all’aeroporto. Sfuggito al blitz contro i Contini per le infiltrazioni al San Giovanni Bosco

Era riuscito a sfuggire al blitz dei carabinieri contro il clan Contini, che avrebbe condizionato la gestione dell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli. Era l’ultimo destinatario della misura cautelare emessa dal gip, ma per gli inquirenti è l’uomo chiave dell’intera inchiesta. Il 45enne Gennaro Manetta, detto «Genny Maradona», è stato catturato questa mattina dai militari del nucleo investigativo di Napoli, in collaborazione con gli agenti della Polaria. Manetta si trovava negli Stati Uniti ed è stato bloccato una volta atterrato all’aeroporto di Napoli Capodichino.

Il racconto del collaboratore di giustizia

Un trascorso da consigliere della III Municipalità per due mandati, gestisce anche un Caf nel rione Amicizia. Ma per il pentito Teodoro De Rosa si tratta di «una copertura per svolgere indisturbato l’attività delle truffe, ovvero la gestione delle case popolari sempre nell’interesse del clan. Infatti, lo abbiamo fatto eleggere come consigliere. È uno dei perni principali che interviene sull’ala politica quando è necessaria un’attività nella zona di competenza dei Contini».

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È ancora De Rosa che ne traccia un profilo dettagliato e, nello stesso tempo, inquietante: «Gestisce gli interventi privati presso il san Giovanni Bosco. Voglio dire che in alcune occasioni non viene corrisposto il ticket per l’intervento ed il medico riceve solo un regalo per la sua prestazione mentre i soldi che corrisponde il privato vengono dati al clan. Alcuni interventi, tipo il bypass gastrico – aggiunge il pentito – sono in lista di attesa e si possono fare gratuitamente. Ma possono essere fatti anche privatamente. Noi interveniamo facendo scalare la lista simulando una situazione di urgenza che obbliga al ricovero. Quindi viene saltata la lista di attesa ed il denaro viene corrisposto al clan. Questo vale per gli interventi chirurgici. Si tratta di interventi che vengono favoriti senza la necessità di alcuna prescrizione. L’unica prescrizione raccomandata sono i soldi».

Le pompe funebri

Soldi che il clan avrebbe ottenuto anche in caso di decessi: «Maradona interviene anche con le pompe funebri quando si muore in ospedale. Ci sono ditte di riferimento del clan. Quando passa il morto al fratello di Muarella per il San Giovanni Bosco, il compenso va integralmente al clan. Diversamente deve corrispondere una percentuale al clan se si tratta di decessi in altri ospedali. Per le pompe funebri c’è una spartizione per ospedali legata alla criminalità organizzata del luogo in cui insiste l’ospedale». In ospedale avrebbe avuto un controllo pressoché totale: «Era uno dei soggetti del clan che aveva il potere di accedere al magazzino dell’Ospedale San Giovanni Bosco dal quale prelevavamo materiale di diverso tipo (dai pannolini, alla carta igienica, ai fogli A4, fino ai detersivi) sia per nostro uso personale».

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La festa di inaugurazione di un negozio

In ospedale, ma anche fuori. Come nel caso di un’ambulanza utilizzata per la festa di inaugurazione di un negozio di abbigliamento. La vicenda risale a marzo 2023 ed è stata documentata da numerosi organi di informazione. C’è persino un video che mostra che dal mezzo scendevano alcuni ospiti, cantanti neomelodici e tiktoker, invitati per l’inaugurazione dell’esercizio commerciale. Le indagini hanno permesso di verificare il coinvolgimento nella vicenda del 45enne Gennaro Manetta, ritenuto esponente del clan Contini con il compito di gestire la cassa del clan e di provvedere alla distribuzione degli stipendi agli affiliati, le cosiddette mesate. Nell’ordinanza vengono ricostruiti i contatti tra Manetta e l’amministratore unico del negozio.

Quest’ultimo, in compagnia del tiktoker Francesco Ciotola, annuncia a Manetta l’inaugurazione del nuovo negozio al corso Umberto, chiedendogli la disponibilità di noleggiare un’ambulanza, specificando il motivo della singolare richiesta. Manetta si sarebbe attivato quindi per assecondare la richiesta, contattando il titolare della ditta di ambulanze private ‘Croce San Luca’; secondo quanto riferito da un collaboratore di giustizia, si tratta di «una ditta privata che non fa parte dell’ospedale e non potrebbe parcheggiare all’interno dell’ospedale»; ma alla quale il clan Contini ha «consentito la sosta all’interno degli spazi dell’ospedale» e ha dato «appoggio all’interno del pronto soccorso»

Setaro

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