Travolta e uccisa in kayak, l’indagato: «Nessun impatto ma pronto ad assumermi responsabilità»

Le indagini sulla morte di Cristina Frazzica: al momento non c’è un’identificazione dell’imbarcazione dirimente

Non ha sentito alcun colpo, come di un impatto, e quando si è accorto che una persona era in acqua è subito tornato indietro per soccorrerla: si difende così Guido Furgiuele, il penalista che fino a martedì sera è stato ascoltato dai magistrati della procura di Napoli nell’ambito delle indagini sulla morte della ricercatrice 31enne Cristina Frazzica, morta nel pomeriggio di domenica scorsa dopo essere stata investita mentre era in gita in canoa nelle acque di Posillipo, a Napoli, insieme con un avvocato suo amico ancora sotto choc ma praticamente illeso.

Le parole del penalista

«Io e i miei sei ospiti non abbiamo avvertito alcun impatto», ha detto Guido Furgiuele, che nel tardo pomeriggio dello scorso 9 giugno è transitato, a bordo della sua barca, nel luogo dove si è verificata la tragedia.

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«Uno dei miei ospiti ha visto a poppa un ragazzo sbracciarsi e siamo tornati indietro per soccorrerlo», ha detto il professionista. Agli inquirenti che l’hanno ascoltato fino alla tarda serata di martedì ha riferito esattamente le stesse cose: di avere invertito la rotta mentre era diretto verso il porto, quando una delle persone a bordo gli ha segnalato la presenza di un ragazzo in acqua che si sbracciava. Dopo il recupero del naufrago è scattato l’allarme che ha consentito il ritrovamento del corpo, purtroppo senza vita, della ragazza residente in Lombardia ma originaria del Reggino. «Lui (il superstite) ha detto che la ragazza era stata investita da una barca velocissima, ed eravamo convinti che non fosse la mia. Più di soccorrerlo e dare l’allarme non potevamo fare», ha detto l’avvocato.

Una versione, fa sapere, anche in questo caso riferita martedì sera agli investigatori che stanno cercando di fare luce sulla tragedia e che gli contestato l’omicidio colposo e l’omissione di soccorso. Oltre alla barca del professionista, altre due simili alla sua sono state individuate dalla Capitaneria di Porto nell’ambito degli accertamenti finalizzati, tra l’altro, a localizzare la posizione dei natanti in mare all’ora dell’incidente. A bordo della barca dell’avvocato, noto in città, c’erano sei ospiti e anche loro sarebbero stati ascoltati come persone informate dei fatti.

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L’indagine

Le attività investigative, iniziate circa un’ora dopo l’incidente, vanno avanti senza sosta. Si cercano riscontri, ancora, nei moli e si stanno eseguendo attività di carattere tecnico sulle immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza della residenza presidenziale Villa Rosebery che hanno consentito di stringere il cerchio almeno sulla tipologia di natante da cercare. Al momento, infatti, non c’è un’identificazione dell’imbarcazione così netta da essere dirimente. Agli investigatori l’avvocato Furgiuele ha più volte ribadito di non essersi accorto di un impatto ma anche di essere pronto a prendersi le sue responsabilità qualora dovesse emergere che a causare la tragedia è stata la sua imbarcazione.

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