Oggi la Meloni è attesa da una grande prova nuova: cambiare l’Europa, abbandonando il primato delle burocrazie
Con la sconfitta di Macron e Scholz in disarmo bisogna ammettere che l’impianto europeo, in versione innovativa, è stato concepito nel 2022 con la vittoria di Giorgia Meloni alle elezioni politiche italiane. Lì nell’occasione è stato scelto un modello, è stato costruito giorno dopo giorno un sistema che ha riportato il mar Mediterraneo al centro delle dinamiche geopolitiche europee e mondiali.
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La Meloni se ne è fatta interprete lucida e vincente, conducendo battaglie visionarie ed ha suggerito all’Europa una nuova politica sull’immigrazione, un diverso rapporto con l’Africa col piano Mattei ed una aggiornata politica agricola capace di fornire soluzioni non solo per le presenti e storiche criticità, ma soprattutto per un rilancio di speranza e di cambiamento partendo dal paradigma culturale e valoriale, da coniugarsi con una prospettiva di sviluppo sostenibile e solidale.
Ecco che la Meloni, con le sue scelte e con le ricostruite relazioni tra gli stati europei, ha generato e messo a punto una strategia che ha visto l’Italia protagonista non solo per l’intelligenza politica della sua leader, ma, soprattutto, per l’idea diversa e accattivante che una politica degli argomenti pratici, prima ancora delle ambizioni personali, possa fornire risposte concrete, capaci di soppiantare le politiche sconclusionate della green-economy, con le auto elettriche e con le energie sostenibili di dubbio risultato e di accertata dipendenza dagli altri attori mondiali.
Pragmatismo e intuizioni geo/strategiche
Ecco che l’approccio della Meloni, caratterizzato da pragmatismo e intuizioni geo/strategiche ha consegnato all’elettorato occasioni per riscoprire la fiducia in sé, manifestando la dignità e l’orgoglio di popoli che erano stati schiacciati da scelte cervellotiche. Oggi a maggior ragione in seguito al dato elettorale delle europee si può dire che queste declinazioni hanno aperto strade nuove in cui ritrovarvi nuovi esempi di industria produttiva senza andare all’inseguimento di modelli altrui: cinese, americano o chissà quale ancora possa essere o escogitarsi.
Qui la Meloni, dialogando con gli indiani, gli anglosassoni ed altri, ha caratterizzato con la sua presenza la contemporaneità e, pur essendo minoranza, è riuscita a farsi ascoltare e convincere sulle sue buone ragioni.
Oggi per lei c’è una grande prova nuova, ovverosia quella di cambiare l’Europa, abbandonando il primato delle burocrazie e ascoltando quel soffio leggero che si è impadronito oggi degli europei. Quel soffio che richiede orgogliosamente la messa alla prova delle intelligenze che vogliono ricostruire un contesto produttivo all’insegna di un’Europa che vede nella rinascita un concreto orientamento di pensiero ed azione, di rispetto reciproco e di avanzamento, affinché i nuovi traguardi siano non solo a portata di mano, ma, soprattutto, siano compiuto tentativo di rendere l’area comunitaria trainante nel mondo.