Merito e talento, privilegi naturali e controcorrenti che battono clientelismo, nepotismo e favoritismi
«I sogni son desideri di felicità tu sogna e spera fermamente, dimentica il presente e il sogno realtà diverrà…», così canta Cenerentola la protagonista di una delle più celebri fiabe di Walt Disney. Ebbene sì, è proprio quello che è accaduto a Francesco Di Paola (vedi foto), un giovane e talentuoso, umile e modesto ragazzo del Sud Italia, di provincia, Flùmeri, un paese irpino dell’ entroterra Campana. Dopo il lodevole e brillante esito finale del corso di laurea con discussione della tesi e proclamazione di dottore in Ingegneria Biomedica presso l’ Università degli Studi di Napoli «Federico II», con il massimo dei voti, i percorsi post lauream, l’ immediato esame di stato e iscrizione all’Albo degli Ingegneri per l’ abilitazione all’ esercizio della professione presso l’ Università degli Studi di Napoli «Federico II», ecco il proprio sogno prender forma. In seguito alla malinconica e costretta fuga da Napoli, dall’ l’Italia del Sud, Francesco emigra da solo, stingendo i denti, silenziosamente e in punta di piede, in un’altra città gigantesca, sconosciuta, poliedrica e monumentale come in quel di Milano per necessità di trovare un lavoro e costruire un futuro. Cosa non da poco oggi come oggi. Un altro luminoso e meritevole traguardo è stato raggiunto per ingegno, impegno, competenze in campo dopo l’eccellente superamento di un concorso serio e selettivo con relativi esami conclusivi ai fini del tanto amato e agognato lavoro come Ingegnere Biomedico su tutti gli ospedali di Milano compreso il noto San Raffaele. Uno su mille ce la fà e tu ce l’hai fatta. E’ il caso di dire: te lo sei proprio meritato caro Francesco, unico ingegnere biomedico in famiglia sulla cresta dell’ onda. Puoi esserne fiero, queste sì che sono soddisfazioni!
Chi ce la fà? Chi insiste ogni santo giorno con coraggio, tenacia, determinazione, caparbietà, fiducia in sè stessi, passione, studio, impegno continuo e costante come priorità, senso di responsabilità, tanto sudore, spirito di sacrificio, chi crede nei propri sogni. Sono questi tutti elementi a favore, vincenti e premianti per raggiungere i propri sogni e scalare le vette di un successo professionale, di un valido riconoscimento sociale e gratificazione morale. Occorre liberare una buona dose di energia quella più pura e autentica che è nascosta dentro ognuno di noi. Trovare la propria strada facendo i conti con il merito al di là di tutto e di tutti. Come ben dice il grande e amatissimo Alberto Angela, noto divulgatore scientifico italiano in Rai, giornalista, scrittore: «Milano è una città che sa far sognare dove prendono forma i sogni di chi la abita ma che chiede anche tanta concretezza pragmatica, dove il lavoro non è visto solo come un obbligo ma come un valore e quando questa concretezza incontra la consistenza eterea immateriale dei sogni, da questo matrimonio a volte nasce ciò che ci rende italiani conosciuti e ammirati nel mondo intero. A Milano la famosa raccomandazione non esiste, ho hai talento o te ne fai una ragione. Milano ti seleziona e seleziona tutte quelle persone che hanno voglia di esprimere il proprio io. E’ una città che dà voce a chi ha voglia di raccontare una storia».
La meritocrazia ha prevalso, meno male, suonando come rivoluzionaria ancora una volta su ogni forma di nepotismo, subordinazione, clientelismo, favoritismi, gratificando, promuovendo e valorizzando il merito, le abilità, le qualità, la cultura, l’ ingegno, l’ impegno, la professionalità, le pure competenze, le capacità, le qualifiche in campo. Un tema scottante e ideologico che in Italia non ha mai trovato terreno fertile. Bisogna crederci, anche nei momenti più bui sapere che poi la luce verrà. Dal latino meritum o dal verbo passivo mereri, merito significa cosa meritata, mercede, ricompensa, azione per cui ne venga premio, unito alla parola greca kràtos (forza, potere di chi ha compiuto qualcosa per cui ha meritato o che va premiato, da ritenersi meritevole). I veri maestri del merito (axios di matrice greca ) erano i Greci con la loro cultura. Già i poeti prima si battevano per l’ axiocrazia, la meritocrazia, cioè per una cultura che riconoscesse valore alla loro professionalità, all’ essere artigiani del verso e i sofisti poi come Protagora e Gorgia, Ippia e Prodico concedevano il loro sapere a pagamento. Anche Pitagora sceglieva in base al merito. E ancora Platone, filosofo greco, nel suo «La Repubblica» ( IVsec.a.c.) teorizzava il governo dei migliori, àristoi. Fino a Michael Young, sociologo inglese, che nel suo «Rise of Meritocracy» (1915-2002) ogni forma di responsabilità di potere è affidata esclusivamente in base al merito, alle capacità e competenze dell’individuo per costruire una società meritocratica perfetta. Da un’originaria accezione negativa sviluppata in una società di èlite, col tempo il mito della meritocrazia ha assunto una connotazione positiva, essendo dai più ritenuta il principio più valido, più giusto, più efficiente, più libero, più sano e desiderabile, più equo senza pregiudizi, rispetto agli altri criteri di selezione discriminanti, ingiusti, radicati da secoli in Italia (come il nepotismo, il clientelismo, le raccomandazioni, il classismo, il servilismo verso arroganti padroni et similia) da scartare (così dovrebbe essere sempre) a favore di una combinazione di qualità e doti come l’ intelligenza, il talento innato, la cultura, l’ inventiva, l’ impegno, l’ abilità, l’ esperienza costanti nel tempo per la costruzione di una società ottimale per i ruoli di responsabilità, economico produttivo, istituzionali. «Se non si coltiva la meritocrazia scomparirà, tenerla in piedi è faticoso, è quasi contro natura» (Wooldridge). Meta ambita da molti con approdo per pochi purtroppo. Privilegio del talento, un dono naturale. Non importa da dove vieni, che sei nessuno, puoi essere chiunque tu voglia. Se ti impegni puoi scalare la piramide sociale arrivando al vertice, al top come è accaduto per Francesco Di Paola.
Andare avanti per andare più avanti ancora a testa alta sempre. Non arrendetevi, non abbandonatevi e non abbandonate le vostre aspettative, i vostri sogni, i vostri valori, abbiate fede negli ideali sani, diffondete la cultura del merito, «dell’ essere degno di» , «del volere è potere», «dell’ io posso farcela», «io posso emergere», «del se puoi sognarlo puoi farlo»,» del segui quel sogno ovunque quel sogno possa». Il lavoro è un diritto e un dovere per tutti, (art.1 Costituzione) per le nuove generazioni sospese e non, che sognano il proprio futuro che va riscattato con impegno, tenacia, forza, coraggio, fiducia, passione instancabile. Andare controcorrente contro un sistema sempre più corrosivo e corruttibile, acquistabile e contrattabile, di disvalori e disumano, globalizzato e aristocratico con impoverimento del ceto medio e precarizzazione del lavoro da decenni. Cambiare la propria prospettiva, credendoci e lottando fino in fondo avendo più autostima, amandosi e armandosi di coraggio, fiducia e forza di volontà Non aver mai paura di essere se stessi per brillare e mostrare la propria luce verso i propri sogni. A chi ha un sogno in tasca voglio dire che il successo (professionale, morale,…) non è una condizione facile da raggiungere, lo devi volere e senza distrazioni. Se si vuole qualcosa e ci si applica, la ami veramente, incondizionatamente e hai un po di talento e disciplina ti aiutano a raggiungerlo. Bisogna saper attendere con pazienza, la vita prima o poi ripaga. I sogni son desideri, non finire, non finite mai di sognare, le stelle sono dalla vostra parte. Auguri e ancora congratulazioni a Francesco Di Paola per averlo meritato, un grande in bocca al lupo per tutto l’avvenire luminoso e promettente.