In un caso candidati sorpresi mentre dormivano durante i finti corsi
Alcuni esponenti della presunta ‘centrale delle patenti facili’ identificata dalla Procura di Brescia volevano nascondere agli investigatori della Guardia di Finanza i soldi accumulati nei giocattoli. È quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare a carico di quattro persone che avrebbero dato vita a un’associazione a delinquere finalizzata a far ottenere Patenti di guida di tipo B e carte di qualificazione del conducente pr la guida professionale di mezzi pesanti.
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«L’operosità del gruppo criminale generava cospicui introiti di denaro contante, difficilmente giustificabile nel caso in cui fosse stato rinvenuto durante attività di perquisizione delle forze dell’ordine – argomenta il gip Alessandro d’Altilia -. In proposito, si rammenta che il 30 marzo 2022 Sansone chiedeva ad Ana Maria Arsene aiuto per occultare il capitale accumulato con l’attività illecita, giacché temeva che nel corso di eventuali attività di perquisizione le forze dell’ordine potessero rinvenirlo presso la propria abitazione. La donna suggeriva di nascondere il denaro nei giocattoli dei bambini, poiche’ solitamente le forze di polizia evitano di esaminarli»
Dal dialogo tra i due si deduce che la somma da celare era «rilevante, in quanto Sansone affermava di dover corrispondere 27.000 al suggeritore Antonio». Sansone: «Posso portare un po’ di soldi a casa tua? C’è un posto dove metterli?» Arsene Ana Maria: «I soldi sai dove devono stare? Nei giocattoli dei bambini … là non cercano mai … lo sai che non possono toccare i giocattoli dei bambini loro? Io ho visto dove cercano».
I corsi fittizi
È emerso inoltre che nonostante sapessero di essere sotto inchiesta, alcuni indagati continuavano a tenere corsi fittizi nell’autoscuola «Nuova Verola». «Il 7 marzo 2024 la Polizia Provinciale di Brescia accedeva ai locali dell’autoscuola – si legge nell’ordinanza – constatando che era in corso un fittizio per il conseguimento del CQC-Merci per sette allievi, e che, in realtà, non vi era la presenza di alcun docente e gli allievi erano intenti ognuno a consultare il proprio smartphone o a dormire oppure ancora si trovavano al di fuori dei locali per fumare».
I reati «venivano commessi in maniera sistematica, secondo meccanismi rodati e si sono protratti da un rilevante numero di anni (anche quindici anni come lasciato intendere nelle conversazioni telefoniche)». Altro risvolto evidenziato dal gip è che gli indagati «stavano programmando di mandare una persona in Cina per testare ed eventualmente acquistare nuovi tipi di microcamere, non rilevabili dal metal detector, col chiaro fine di eludere i controlli preventivi ai candidati al momento dell’accesso ai locali sede di esami teorici per il conseguimento della patente di guida».