Camorra, stangato il clan Sorianiello: quasi 4 secoli di carcere

di Antonella Di Martino

Condannati capi e gregari

Sancisce, per la prima volta, l’esistenza di un’organizzazione camorristica chiamata clan Soraniello, la sentenza emessa poco fa nell’aula bunker del carcere Poggioreale di Napoli dove il gup Gabriella Logozzo ha inflitto circa 370 anni di carcere a 26 imputati, al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato.

La Direzione distrettuale antimafia di Napoli (pm Sepe e Prisco) si è vista riconoscere il reato di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti, il possesso delle armi da parte del clan, usate per la vigilanza armata delle piazze di spaccio e per le stese (raid a colpi d’arma da fuoco esplosi con lo scopo di affermare il predominio sul territorio).

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La tesi degli inquirenti

La neo riconosciuta organizzazione malavitosa, attiva nello spaccio di sostanze stupefacenti tra il rione Traiano e il quartiere Soccavo di Napoli (area occidentale della città) secondo gli inquirenti avrebbe avuto come fondatore Alfredo Soraniello e il cognato, Giuseppe Mazzaccaro: ad entrambi il giudice ha inflitto venti anni di reclusione.

Il giudice ha riconosciuto la continuazione del reato nei confronti di Simone Cimarelli (difeso dagli avvocati Leopoldo Perone e Nicola Pomponio), Raffaele Caprio e Carmine Fenderico (condannati rispettivamente a 19 anni e 7 mesi, 20 anni e 20 anni di carcere) per l’omicidio di Desmond Oviamwonyi e del tentato omicidio di Morris Joe Iadhosa, avvenuti a Castel Volturno il 10 settembre 2020.

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Le due vittime furono colpite nel corso di un raid scattato in quanto ritenuti colpevoli della sottrazione di una partita di droga (marijuana e cocaina), da 40mila euro, ai danni della piazza di spaccio «della 99», dell’omonimo complesso abitativo del Rione Traiano. Il collegio difensivo, tra gli altri, è stato composto anche dagli avvocati Luca Mottola, Claudio D’Avino, Salvatore Landolfi, Bruno Carafa, Salvatore Impraddice, Giovanni Esposito Fariello, Carmela Esposito e Domenico Dello Iacono.

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