Il «biglietto da visita» adesso arriva direttamente con il piombo
Prima gli spari, poi le richieste di soldi. È la nuova frontiera del racket nella zona di Castellammare di Stabia, su cui stanno cui stanno indagando le forze dell’ordine coordinate dalla procura di Torre Annunziata.
Si tratta di un approccio ribaltato rispetto al solito. Gli emissari dei clan, come anche spiegato da Luigi Sabino su Stylo24, non si presentano più facendo riferimento a una fantomatica «protezione» chiedendo soldi, salvo poi attentare alle attività commerciali o imprenditoriali in caso di mancato pagamento. Il «biglietto da visita» adesso arriva direttamente con il piombo. Segnalazioni di spari sulle serrande o contro le vetrine di negozi sono quasi all’ordine del giorno nell’area stabiese.
Quando le forze dell’ordine contattano i titolari delle attività colpite chiedendo se abbiamo mai ricevuto minacce, la risposta è ovviamente negativa e spesso non si tratta di un diniego dettato dal timore di ritorsioni. Dopo gli spari inizia il presidio del territorio da parte degli investigatori che si appostano, a volte anche in borghese, in attesa di un approccio di diverso tipo, della reale richiesta di denaro.
Questo significa anche che sul territorio c’è un grande spiegamento di forze a ridosso degli obiettivi colpiti e che – non si esclude – potrebbe essere una strategia della stessa criminalità sulla falsariga del motto latino «divide et impera». Attirare le forze dell’ordine in alcune zone potrebbe lasciarne sguarnite altre che sono di reale interesse per la camorra. Un mezzo di «distrazione di massa».
«I gruppi criminali che insistono tra l’area stabiese e i monti Lattari si muovono sempre come una volta – riferiscono gli investigatori – Non c’è stato un avvicinamento, uno svecchiamento; non ci sono nuove leve alla ribalta. Il comando è saldamente nelle mani dei vecchi boss che si comportano alla vecchia maniera. Esercitano un controllo capillare del territorio e si avvalgono del muro di omertà che li circonda dettato dalla paura»