Dalla sparatoria nel carcere di Frosinone scoperto un giro di armi, droga e cellulari

di Virginia Iadonisi

Eseguite 32 misure cautelari

È nata da un agguato a colpi di pistola compiuto all’interno del carcere di via Cerreto a Frosinone nel 2021 la doppia inchiesta delle Squadre Mobili di Napoli e del capoluogo ciociaro che ha condotto oggi a 32 misure cautelari, scoprendo un vero e proprio servizio di consegna di droga, telefonini e armi su misura per i detenuti dei penitenziari italiani.

Tutto era partito a settembre di tre anni fa quando il detenuto Alessio Peluso aveva fatto fuoco su un gruppo di detenuti che qualche giorno prima l’avevano affrontato e picchiato. Le indagini, all’epoca, ipotizzarono un regolamento di conti tra malavita campana ed albanese.

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La pistola, ha accertato la Squadra Mobile diretta dal vicequestore Flavio Genovesi, era arrivata dall’esterno con un drone che aveva recapitato l’arma direttamente nella cella del detenuto. Gli accertamenti sulle celle telefoniche attivate e sulle frequenze usate per pilotare il drone avevano indirizzato le indagini verso la Campania dando il via ad un nuovo filone d’inchiesta. Gli episodi ipotizzati dalla magistratura in questi due anni d’indagini riguardano 19 penitenziari italiani dal Piemonte alla Sicilia.

Coinvolte guardie carcerarie di diversi penitenziari italiani

Le guardie carcerarie coinvolte sono quelle di Frosinone, Napoli – Secondigliano, Cosenza, Siracusa, Lanciano, Augusta, Catania, Terni, Rovigo, Caltanissetta, Roma-Rebibbia, Avellino, Trapani, Benevento, Melfi, Asti, Saluzzo, Viterbo e Sulmona. La prima inchiesta, che ha portato all’esecuzione di 20 misure cautelari, è partita quando nel settembre del 2021 all’interno del carcere di Frosinone ci fu una sparatoria: obiettivo era un detenuto che era entrato in contrasto con altri reclusi.

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Precedentemente, nell’aprile dello stesso anno, furono rinvenuti alcuni cellulari nel carcere di Secondigliano, Nella sparatoria di Frosinone alcuni protagonisti erano campani: per questo motivo la squadra mobile della città laziale, diretta da Flavio Genovesi, indirizzò le indagini verso Napoli. Sulla vicenda ha indagato anche il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, il Nic della Polizia penitenziaria mentre è toccato al Reparto Indagine Tecniche del Ros dei Carabinieri ‘tracciare’ i percorsi effettuati dai droni per i rifornimenti.

Napoli, indagini avviate dopo l’omicidio di Francesco Pio Maimone

Nella seconda inchiesta ha Squadra Mobile di Napoli ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 11 destinatari, ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsioni, traffico di stupefacenti, detenzione di armi e uso di dispositivi di comunicazioni in carcere.

Le indagini sono state avviate dalla polizia il 20 marzo 2023 a seguito sull’omicidio, avvenuto a Napoli, di Francesco Pio Maimone (un tranquillo e onesto aspirante pizzaiolo di 18 anni ucciso da una pallottola vagante nella zona di Mergellina mentre si stava godendo un momento di relax) e per il quale è stato fermato Francesco Pio Valda.

E indagando sul gruppo dei Valda (Francesco Pio Valda è il figlio di Ciro del clan Cuccaro di Barra, vittima nel 2013 di un agguato di camorra a seguito di una faida interna al clan) gli inquirenti hanno accertato varie interlocuzioni dal carcere. Alcuni detenuti – secondo gli investigatori – riuscivano a comunicare con persone libere, impartendo disposizioni di vario genere attraverso smartphone illecitamente detenuti nella struttura carceraria.

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