Il 55enne era ossessionato dalla camorra
Dopo la tentata rapina della pistola, di cui riteneva responsabile la camorra, temeva che la criminalità si potesse vendicare sui figli per aver reagito sventando l’aggressione. L’eccessiva libertà che a suo avviso la moglie concedeva ai loro ragazzi, esponendoli a una presunta ritorsione, sarebbe sfociata prima in lite e poi in omicidio.
Figura anche questo risvolto nelle indagini sull’omicidio di Ewa Kaminska, la donna polacca di 48 anni uccisa lo scorso 8 febbraio dal marito, l’ex guardia giurata 55enne Pasquale Pinto, poi trovato senza vita dalla Polizia nella loro abitazione. L’uomo, dopo avere assassinato la consorte, esplose anche alcuni colpi di pistola dalla finestra – fortunatamente andati a vuoto – seminando il terrore nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, nella periferia est di Napoli, rapidamente blindato dalle forze dell’ordine accorse anche con un mediatore e un elicottero.
Quando la Polizia di Stato e gli inquirenti decisero di entrare in casa trovarono lei senza vita per i fendenti e i colpi di pistola inferti, e lui, riverso a terra, ma senza segni evidenti di violenza. Il ritrovamento di una bottiglina accanto al cadavere dell’uomo portò all’ipotesi che si fosse ucciso con un’overdose di medicinali sciolti nell’acqua. L’esame autoptico ha invece rivelato che a causare la morte dell’uomo è stato un attacco cardiaco.
Dalle testimonianze finora raccolte sarebbero emersi altri particolari sulla triste vicenda, elementi adesso sono al vaglio degli investigatori: l’uomo – padre di una 14enne e di due ragazzi di 16 e 18 anni – in passato era rimasto ferito durante il tentativo di rapina della pistola in dotazione. Il danno fisico patito gli era costato il lavoro e questo lo aveva molto provato.
Lui si era sempre adoperato per far vivere nella maniera più dignitosa possibile la sua famiglia. Pinto era però convinto che a cercare di rubargli l’arma fosse stata la camorra e aveva paura che la criminalità organizzata potesse fargli pagare la reazione vendicandosi sui figli. Per questo li teneva sotto costante controllo. La lite scoppiata quel tragico 8 febbraio 2024, sempre secondo quanto appreso dalle indagini, sarebbe stata generata dall’impossibilità in quel frangente di poter monitorare i figli.