Sesso per evitare lo sfratto: l’ufficiale giudiziario va in carcere

di Marika Aiello

Ricorso ritenuto inammissibile dalla Cassazione

Dopo che il suo ricorso contro la decisione del Tribunale del riesame è stato ritenuto inammissibile dalla Cassazione, va in carcere un ufficiale giudiziario in servizio al Tribunale di Nocera Inferiore (Salerno), nei cui confronti, questa mattina, i carabinieri hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare. L’indagato, secondo la prospettazione accusatoria, che era già stata in larga parte condivisa dal gip nocerino con l’ordinanza emessa a settembre 2023, era stato documentato un sistemico quadro di mercimonio della funzione pubblica in relazione a procedure di esecuzione forzata e di notificazione.

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Erano giò stati, infatti, ritenuti sussistenti gravi indizi di reato in relazione a diversi episodi di concussione sessuale aggravata, violenza sessuale aggravata, rivelazione di segreto d’ufficio e corruzione in atti giudiziari, peraltro emersi in un breve lasso di tempo, da luglio a novembre di due anni fa. Per la concussione e la violenza sessuale, la Procura di Nocera Inferiore ribadisce che si tratta di condotte commesse nell’ambito di procedimenti di sfratto ai danni di donne in condizione di gravissimo disagio socioeconomico, «ponendo le conduttrici – spiega, in una nota, il procuratore capo di Nocera Inferiore, Antonio Centore – di fronte alla prospettiva di un’immediata esecuzione dello sfratto nel caso di mancata soggezione alle pretese sessuali del pubblico ufficiale».

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Le condotte corruttive

Quanto, poi, alle condotte corruttive, secondo l’impostazione della Procura condivisa prima dal gip e poi dal Riesame, la relativa particolare gravità risiede nella circostanza per cui i fatti sono contestati a un operatore dell’apparato giudiziario, cui è devoluta la cura di una fase decisiva del procedimento civile, cioè quella della esecuzione forzata, e nel procedimento penale, nella fase di notifica. Viene, poi, rimarcato come le indagini abbiano consentito di far emergere un grave quadro di «aperta e immediata» disponibilità di avvocati e privati cittadini nella formulazione o accettazione di proposte corruttive.

Il Riesame, accogliendo l’appello della Procura, il 24 ottobre dell’anno scorso, aveva ritenuto sussistenti gravi indizi di colpevolezza in relazione a ulteriori due capi di imputazione e aveva, inoltre, statuito che l’unica misura cautelare «proporzionata e idonea» ad evitare il pericolo di recidiva fosse quella della custodia cautelare in carcere.

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Adesso, dopo la declaratoria di inammissibilità del ricorso per Cassazione proposto dall’ufficiale giudiziario indagato contro la decisione del Tribunale del riesame (che aveva accolto il ricorso proposto dalla Procura e aveva disposto la custodia in carcere in luogo degli arresti domiciliari), oggi, proprio nel giorno della Festa della Donna, è stata data esecuzione alla misura cautelare in carcere. L’indagato è stato accompagnato alla casa circondariale di Vallo della Lucania.

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