L’espressione del giorno è «plotone di esecuzione». Esecuzione di una sinfonia precisa: mozzare la testa al caimano. Escluderlo a tempo indeterminato dalla banda musicale della politica. L’audio togato del magistrato pentito che circola in questi giorni cassintegrati non lascia spiragli ai ‘dubbisti’: il Cavaliere andava demolito non per via elettorale – in Italia il voto ormai vale quanto la parola di Conte – ma per via giudiziaria.
Metodo ben oliato che ha sempre stregato gli irresistibili distributori di moralità, abbondanti nella peggiore sinistra accessoriata, e i Torquemada dell’antipolitica, oggi così istituzionalizzati da dispensare il nulla comodamente in buvette. La storia, con i suoi tempi indefiniti e non programmabili, stabilirà il bene e il male che Berlusconi (e il berlusconismo) ha seminato nel paese dei conflitti d’interessi e degli afflitti dagli interessi altrui, ma che lo avessero voluto eliminare con una manovra di Palazzo, oscura solo a chi era in cattiva fede, tifava per l’illuminato De Benedetti o rispondeva a logiche di appartenenza, è ormai di un’evidenza che disarma.
Sia chiaro che ciò non significa assolverlo da gravi colpe politiche come il mancato decisionismo dovuto al ricco fardello aziendale che ne ha spesso compromesso la libera scelta; ciò non significa non metterne in discussione la gestione del partito così ammalata di verticismo, ingolfata da esecutori privi di lancio lungo, “yes-man” e “yes-woman” pronti a tutto pur di sentirsi superflui; ciò non vuol dire perdonargli le finte di corpo sulle riforme o lo smarrimento dell’energia – così viva nelle campagne elettorali – ogni volta che era chiamato a governare e ad attuare il claim forzista «la politica del fare»: detto ciò il sopravvissuto di Arcore – che al momento fa opposizione telefonica flirtando con lo sguarnito premier – merita di rientrare in gioco con le regole di tutti.
Sono in tanti a dovergli delle scuse, saranno in molti a risbattergli in faccia le sue presunte e vere mascalzonate non appena percepiranno l’odore del pericolo, ricoprendolo con nuove ondate di veleno. Conviene, però, che sulla giustizia, una volta e per sempre, si riesca a lavorare a una riforma degna di un paese in cui l’icona della bilancia pende maledettamente verso il baratro dopo la visione del “Palamara Horror Picture Show” e la messa in onda della gomorroica fiction “La grande fuga dei 41 bis” con la regia del duo Bonafede-Basentini mentre il Covid giocava al massacro.
Non sappiamo quanto possa servire una Commissione d’inchiesta sulla giustizia e su “Palamaropoli”, ma aprirebbe finalmente un varco di verità sul regno degli intoccabili. Mettiamola così: l’unico sistema operativo italiano senza antivirus è quello della magistratura. Installiamolo prima che vada tutto in bomba.
Max De Francesco
www.maxdefrancesco.it
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