Il caso Degni. L’Italia il Paese dove tutto cambia, ma nulla muta

di Elio Fusco

Chi ricopre una funzione pubblica dovrebbe evitare affermazioni volgari ed antigovernative

Sono al centro del dibattito politico le dichiarazioni di un consigliere della Corte dei Conti, tal Marcello Degni, che si è lamentato della recente approvazione della legge di bilancio arrivando a dire che la maggioranza avrebbe dovuto sbavare di rabbia e sopportare l’esercizio provvisorio.

Ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero, ma certo chi ricopre una funzione pubblica dovrebbe evitare affermazioni così volgari ed antigovernative. Non a caso perfino in ambienti della opposizione le parole dell’altissimo funzionario hanno dato fastidio. Michele Serra, dalle colonne di Repubblica, è giunto ad affermare che lui avrebbe approvato quelle affermazioni se fossero state fatte in un colloquio privato, ma che non potevano invece essere espresse pubblicamente. D’altra parte non è nuovo ad uscite simili il consigliere Degni. Basti ricordare le parole di elogio a Toni Negri, in occasione della sua morte.

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Ma chi è Marcello Degni?

Un tale che ha ottenuto, per meriti politici (?), un incarico a contratto universitario e che nel 2017 è stato da Paolo Gentiloni nominato consigliere della Corte dei conti. Ecco allora che tutto si spiega. Il personaggio, oscuro assessore di una giunta di sinistra nel rietino deve dimostrare a chi lo ha scovato di essere coerente con il colore politico.

Il caso di Marcello Degni fa però porre in evidenza un fenomeno tutto italiano. In tutti i paesi del mondo, quando c’è un cambio di governo si verifica il cosiddetto spoil system, ossia cambiano tutte le più alte leve della burocrazia. È un discorso logico. Il nuovo governo non può governare con il freno a mano tirato da altissimi funzionari che hanno fin a quel momento lavorato per il precedente.

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In Italia tutto rimane, gattopardescamente, come prima. Ci sarà pure qualcuno che salterà sul carro del vincitore per non aver ottenuto quanto sperava precedentemente, ma la gestione della cosa pubblica resta in mano ai soliti noti.

Il politico che assume l’alto incarico di ministro, di sottosegretario porterà con sé alcuni dei suoi ma non potrà fare a meno di utilizzare chi la macchina statale la conosce bene e sa farla funzionare secondo le proprie idee e, particolarmente, le idee di chi lo ha promosso e valorizzato. Ed il caso di Marcello Degni è uno dei tanti.

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