Migranti, Giorgia Meloni: intesa Roma-Tirana modello di collaborazione

Il piano prevede la realizzazione in Albania di 2 strutture di accoglienza temporanea degli immigrati

Per Giorgia Meloni il protocollo d’intesa con Tirana può diventare «un modello di collaborazione tra Paesi Ue ed extra-Ue sul fronte della gestione dei flussi migratori». Ma da Bruxelles hanno chiesto di conoscere i dettagli sul piano per la realizzazione in Albania di due strutture di ingresso e accoglienza temporanea degli immigrati salvati in mare. Di certo ong come Msf e Amnesty hanno dubbi sulla legalità e la fattibilità del progetto, che si sommano a quelli delle opposizioni, convinte invece che l’accordo debba essere sottoposto a un esame del Parlamento.

All’indomani della firma è arrivato il commento di Salvini. «È un passo concreto e significativo – le parole del vicepremier e segretario della Lega -. L’Italia non è il campo profughi d’Europa: Tirana l’ha capito e merita un sincero ringraziamento, Bruxelles ancora no». A quanto filtra da ambienti dell’esecutivo, l’intesa non è da considerarsi un trattato internazionale.

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«Da quello che ci è dato sapere non ha bisogno di passaggio parlamentare», spiega la responsabile immigrazione di FdI, Sara Kelany, precisando che l’accordo bilaterale è basato su due trattati Italia-Albania, quello quello di amicizia e cooperazione del 1995 e uno del 2017 sulla cooperazione contro terrorismo e tratta di esseri umani. In genere non hanno bisogno di ratifica quei trattati – possono chiamarsi anche convenzione, accordo, intesa, memorandum, protocollo… – che non vincolano giuridicamente lo Stato e sono nella disponibilità del governo.

Anche il memorandum d’intesa fra Italia e Cina sulla Via della Seta – per citare un caso del recente passato – era fra questi, secondo la tesi del primo governo Conte: l’esecutivo gialloverde nel 2019 si limitò a comunicazioni del premier alle Camere, seguite da una risoluzione di maggioranza (M5s-Lega).

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Le opposizioni

L’accordo con l’Albania è «illegittimo a livello nazionale e internazionale, inefficace come disincentivo» all’immigrazione illegale e «ininfluente per l’accoglienza: cambia solo che costerà molto di più», dice l’ex viceministro dell’Interno del Pd Matteo Mauri, sottolineando che «il governo deve rendere pubblico il testo, se c’è» e che «quelle norme devono passare dal Parlamento», perché «non è assolutamente vero» che bastano i due trattati siglati in passato con Tirana. Gli europarlamentari dem hanno inoltre depositato un’interrogazione alla Commissione Ue. E anche l’opposizione albanese ha messo nel mirino il premier Edi Rama: «Non dovrebbe trasferire in Albania la crisi che mette sotto pressione l’Italia».

Interlocuzione con l’Ue

È in corso un’interlocuzione con l’Ue, che comunque era stata informata in anticipo. Nei prossimi mesi saranno comunque necessari dei protocolli applicativi per rendere operativa l’intesa, e avviare il piano per la primavera 2024, l’orizzonte indicato da Meloni. Roma pagherà il mantenimento dei centri e il personale, mentre la sicurezza intorno sarà compito delle forze dell’ordine albanesi.

Sono da capire, innanzitutto, le modalità di presa in carico dei migranti. «Si cercherà di non separare i nuclei familiari», precisa Raffaele Nevi (FI). Se una nave di Marina o Guardia di finanza incrocia una barca di migranti nello Jonio, ragiona un esponente di governo, la scorta fino all’Albania dove avverrà il controllo sul diritto d’asilo, poi donne, bambini e fragili saranno trasferiti in Italia da una nave italiana. «E quei centri non saranno colabrodo come alcuni in Italia», prevede la stessa fonte, sottolineando che dietro questa mossa c’è «un duro messaggio dissuasorio, poi a giugno ci saranno le elezioni europee e vediamo cosa succede…».

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