Bangla market, spuntano come funghi nelle grandi città

Solo a Napoli risultano attivi quasi 2.300 minimarket e casalinghi. Più della metà sono gestiti da bengalesi e pakistani

Esistono fatti nella vita quotidiana tanto scontati al punto da non dargli peso e proprio per questo continuano a perpetrarsi nel tempo producendo fenomeni importanti in grado di generare effetti sociali non trascurabili. Sono piccoli, assortiti e sempre aperti, generalmente gestiti da giovani poco più che trentenni provenienti dal Sud-est Asiatico.

Parliamo dei così detti Bangla Market, botteghe di piccole e medie dimensioni dedite alla vendita di bevande e altri generi che stanno spuntando come funghi nelle grandi città e diventati a pieno titolo il core business delle comunità bengalesi e pakistane delle principali metropoli Europee.

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Inizialmente li trovavamo lungo le vie periferiche ma da un po’ di tempo a questa parte anche nelle piazze e strade principali sostituendosi alle eleganti botteghe dei centri storici in locali dai canoni tutt’altro che popolari. Un fenomeno in costante crescita dal 2002 che ha visto un’impennata a partire dal 2017 con gli ultimi decreti sui flussi in entrata; un incremento che non ha trovato ostacolo neanche durante la crisi pandemica.

L’apertura a grappolo di attività commerciali da parte di cittadini bengalesi si sviluppa di pari passo con quello delle rimesse in denaro verso i paesi d’origine che ha superato ampiamente quelle verso i paesi dell’est Europa e verso la Cina che nel frattempo si sono quasi azzerate al punto da chiedersi il perché, ma questa per adesso è un’altra storia.

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Il piano di sviluppo

E’ proprio questo il piano di sviluppo messo in campo dalle comunità del Sud Est Asiatico; produrre entrate in attività gestite, spesso oltre i limiti della legge, da inviare ai familiari attraverso le rimesse in denaro e investirli in aziende e immobili nei paesi d’origine. Secondo l’Istat l’80% degli immigrati extracomunitari arriva in Italia per motivi di lavoro; basta avere il nulla osta che attesti i requisiti d’idoneità del richiedente secondo i parametri previsti dal decreto flussi regolato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di concerto con il Ministero dell’Interno per ottenere il tanto agognato visto.

Oggi il Bangladesh è lo Stato che assorbe il maggior flusso di rimesse di denaro provenienti dall’Italia con una quota di quasi 1,2 mld di euro ufficiali nel 2022 ed un incremento del 101% rispetto al 2017 facendo di questo fenomeno finanziario il punto di forza per lo sviluppo del paese; fiumi di valuta pregiata che stanno mettendo in piedi l’economia dei diversi Stati extracomunitari. E’ proprio per questo che Stato e banche bengalesi favoriscono tale fenomeno offrendo ai beneficiari interessi vantaggiosi su dette somme per stimolarne il fenomeno.

I fondi in entrata, infatti, permettono ai beneficiari di finanziare investimenti e nuove imprese nei paesi d’origine generando così ricchezza e nuove entrate per le casse pubbliche oltre ad avere impatti oltremodo positivi sulla disoccupazione e lo sviluppo sociale. E’ grazie alle rimesse degli emigranti economici che il paese è riuscito a raggiungere lo status di paese in via di sviluppo dimezzando in soli 16 anni il livello di povertà estrema della popolazione.

La situazione in Campania

In Campania tali flussi ammontano a circa 545 milioni di euro di cui 363 milioni dalla sola provincia di Napoli. Cifre che valgono ancor di più se si considera che la comunità bengalese in Italia è solo all’ottavo posto con «appena» 158.000 individui censiti.

A Napoli negli ultimi anni il numero di attività gestite da bengalesi è aumentato a dismisura. E’ frequente che nel raggio di pochi metri possono trovarsi più attività dello stesso tipo a volte uno di fianco all’altra. Molto spesso si tratta di vere e proprie catene riconducibili agli stessi soggetti che affidano le attività in sub-gestione ad altri membri della comunità; il motivo è correlato al numero limitato di visti previsti dal decreto flussi per lavoratori autonomi.

Stando alla programmazione 2023-2025 appena varata le frontiere, nel prossimo triennio, si apriranno per circa 450mila lavoratori extracomunitari di cui poco più di 2mila saranno le quote destinate ai lavoratori autonomi. Nelle proprie attività propongono di tutto dai generi alimentari ai casalinghi, ma il vero business sono bevande e alcolici. Si riforniscono dai cash and carry locali spendendo cifre che vanno dagli 800 fino a 2000 euro settimanali, pagati quasi sempre per contanti.

I prezzi altamente concorrenziali, gli orari flessibili a qualsiasi ora del giorno sono il loro punto di forza. Stando ai dati della Camera di commercio nella sola città di Napoli risultano attivi quasi duemila e trecento attività di minimarket e casalinghi di cui più della metà risulta gestito da bengalesi e pakistani. Situazione analoga anche a Milano e Roma; dove i numeri tendono addirittura a raddoppiare. Un fenomeno questo che, assieme alla turistificazione sta sfigurando irrimediabilmente la genetica delle grandi città d’arte. Un’opportuna regolamentazione a vantaggio delle attività autoctone eviterebbe l’appassimento del tessuto commerciale locale che nel frattempo sta lentamente logorandosi.

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