Governo, Meloni: «Manovra in arrivo nelle prossime ore al Parlamento»

La premier: nessun problema con gli alleati

La manovra è in arrivo, è di fatto chiusa e sul testo non c’è alcun problema con gli alleati. Dopo giorni di indiscrezioni, e norme apparentemente fantasma Giorgia Meloni decide di metterci un punto. Lo fa da Bruxelles, in coda a un vertice Ue che, nella sua seconda parte, ha affrontato i dossier più spinosi per l’Italia, quelli economici.

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«Non ho problemi né con Salvini, né con Tajani, né con Mediaset», scandisce la presidente del Consiglio smentendo in una sola frase i malumori di Fi e Lega e l’ipotesi, emersa nei giorni scorsi, di un peggioramento dei rapporti con Marina Berlusconi dopo il caso Giambruno. I problemi, è il j’accuse di Meloni, sono stati creati da ricostruzioni poco veritiere della stampa. E prima di lasciare la capitale belga il capo del governo assicura: «la manovra nelle prossime ore, weekend permettendo, arriverà in Parlamento».

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Il Mes

Su un tema, però, non ha fretta di pronunciare alcuna smentita. Il Mes, nonostante il pressing crescente dell’Europa e il minaccioso avvicinarsi della deadline per la ratifica, continua a non trovare il placet di Roma. Alla riunione dell’Eurosummit, per la prima volta, il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe cita il fondo salva-Stati.

«Il lavoro continua», si limita a dire, senza puntare esplicitamente il dito contro il governo e senza neanche pronunciare la parola Italia. Meloni ascolta, in silenzio. Non interverrà. «Non è utile da parte di nessuno porre questa questione adesso. Il dibattito è secondario rispetto alla riforma del Patto di stabilità. Il Mes richiama al vecchio Patto», spiega poi ai cronisti.

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Tradotto: l’Italia vuole prima vederci chiaro su una riforma della governance economica che i ‘frugali’ vogliono meno generosa della proposta avanzata dalla Commissione. E in questa trattativa il Mes, per Roma, è certamente una carta da giocare. Tanto che a fine novembre l’attesa discussione alla Camera potrebbe essere rimandata indietro in commissione. «Io penso che dobbiamo stare alla posizione che la maggioranza ha espresso», se la discussione sarà rinviata «lo dirà il Parlamento, non sta a me deciderlo», sottolinea Meloni.

A Bruxelles la premier ha un bilaterale con la presidente della Bce Christine Lagarde. L’arrivare ad un’intesa sul Patto entro l’anno, oltre che scritto nelle conclusioni del Consiglio europeo, viene ritenuto necessario sia da Lagarde che da Meloni. «La trattativa non è facile, le posizioni di partenza sono distanti ma qualche passo in avanti lo abbiamo fatto», spiega la presidente del Consiglio. Roma continua a puntare sullo scorporo delle spese per la difesa e la transizione, soprattutto in assenza di un Fondo di sovranità ad hoc comunitario. Il doorstep di Meloni alla cosiddetta ‘lanterna’, all’ingresso dell’Europa Building è lungo e complesso.

I rapporti con Mediaset

Lo sguardo della leader di Fdi, quando gli viene chiesto dei rapporti con Marina Berlusconi e con Mediaset dopo il caso dei fuorionda del suo ex compagno, si fa più serio. «Con Mediaset il governo ha dei rapporti che si hanno con una grande azienda», sottolinea, bollando come «non vere» le ricostruzioni dei suoi malumori nei confronti della figlia di Berlusconi.

Nel frattempo, in Italia, mentre Matteo Salvini parla di manovra chiusa, l’altro vice premier Antonio Tajani, sostiene di fatto il contrario. Sulla metodologia scelta, tuttavia, Meloni tiene il punto. La proposta secondo cui Fdi, Fi e Lega non debbano portare emendamenti al testo, «è una buona idea. L’elemento che qualifica la capacità della maggioranza di fare il suo lavoro è la tempistica con cui decide», precisa la premier ribadendo che la norma sui prelievi dai conti correnti «non è nella legge di bilancio».

Prima di andar via si sofferma sull’ultimo fronte apertosi nel governo, quello di Vittorio Sgarbi. E le sue parole non sembrano delineare una ricucitura del caso. «Sulle deleghe del sottosegretario alla Cultura so che il ministro Gennaro Sangiuliano ha inviato» la documentazione «all’antitrust, aspettiamo la risposta e valuteremo nel merito», spiega la premier.

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