Il geologo: “non bisognava continuare a costruire. L’idealismo italiano ha declassato la scienza”
“La valutazione non la do io, la danno i ricercatori che stanno studiando adesso. Come sapete è uno dei vulcani più controllati del mondo. Quello che si vede è che il suolo si sta gonfiando a un ritmo decisamente più alto di quello che in genere subisce e che ci sono dei cambiamenti nei parametri. Ora tutto sta nel capire se si tratta del magma stesso che spinge per uscire. In quel caso si parla di eruzione imminente”.
Queste le parole di Mario Tozzi, geologo e divulgatore culturale, ai microfoni de “L’Italia s’è desta”, trasmissione condotta da Gianluca Fabi, Roberta Feliziani e Fabio Salamida su Radio Cusano Campus.
In merito alle scosse sismiche che hanno colpito la zona dei Campi Flegrei, Tozzi ha proseguito: “Bisognerebbe negli anni spendere tempo ed energie per istruire la popolazione su come funzioni un vulcano e perché quella terra sia fatta così. Fare anche, con una certa frequenza, delle esercitazioni di evacuazione o di esodo perché, se non ti eserciti, nel momento in cui ti prende il panico, rischi poi di fare tutto il contrario di quello che andrebbe fatto”, ha continuato il geologo durante la trasmissione.
“Lasci l’autovettura privata, non porti con te altro che l’essenziale e con i mezzi pubblici ti dirigi verso paesi o città già predestinati e predeterminati. Non credo che siamo pronti per questo” ha precisato Tozzi.
“In quell’area non si doveva favorire (l’urbanizzazione) in nessun modo – ha ribadito Mario Tozzi – ci hanno messo un campeggio, c’è un albergo vicino, un ippodromo, un ospedale, in un altro c’è una base militare, insomma non si doveva proprio”.
“Il rischio vulcanico non è solo la probabilità che un’eruzione avvenga o quanto forte sia – ha spiegato poi Tozzi – ma che danni e che vittime produca. Più infrastrutture, case, abitazioni e persone ci sono, tanto maggiore è il rischio”.
E alla domanda su di un possibile maggiore dialogo tra scienza e politica in Italia, Tozzi ha concluso sostenendo: “’L’idealismo italiano ha in qualche modo declassato la scienza, che è, invece, l’altra faccia della cultura in generale. Non auspico mai un governo di tecnocrati o di scienziati, però che ci sia almeno un “think tank” di persone del mondo scientifico che vengano consultate. Questo ce l’hanno tutti i paesi, sarebbe il caso di prendere in considerazione i nostri nobel”.