Il mondo visto da Oppenheimer al di là del bene e del male…

di Rino Nania

L’ultimo film di Nolan ritrae un personaggio che fu «storia», o meglio con la sua invenzione fu capace di interrompere il corso della storia

Dopo aver visto, qualche mese fa, il Prometeo incatenato al teatro antico di Siracusa, adesso vedo il Prometeo contemporaneo impersonato da Oppenheimer. Si proprio quel Robert Oppenheimer, ossia quello che inventato la bomba atomica.

L’ultimo film di Christopher Nolan ritrae un personaggio che fu «storia», o meglio con la sua invenzione fu capace di interrompere il corso della storia. Orbene come ha detto il giornalista-filosofo francese Louis Pawels («… il fantastico non è l’immaginario. Ma un’immaginazione potentemente applicata allo studio della realtà scopre che è molto tenue il confine tra il meraviglioso e il positivo, o, se preferite, tra l’universo visibile e invisibile» Pauwels e Bergier) «… con l’invenzione della bomba atomica la storia col suo divenire e con i suoi tempi non finí ma si interruppe.»

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Il percorso, scientifico e cinematografico parte da una indagine che trae origine sugli studi della fisica quantistica. Era la scienza che nella matematica e nelle sue correlate applicazioni diveniva come qualcosa, che avesse un’anima spirituale ed umanistica, da sentire come la musica e l’algebra ed era da intendersi come uno spartito musicale.

Nel film si plasmano personaggi che hanno ispirato le svolte della storia. Come Einstein, che, con la teoria della relatività, non ha accettato il mondo che aveva scoperto. Che nella meccanica, nella fisica e nella teoria quantistica aveva scoperto che niente può ritenersi nella storia umana predeterminato. Per cui era possibile impattare con l’eterogenesi dei fini, si opera, a volte a fin di bene e si realizza il male supremo.
Ma tutto questo può essere considerato di sinistra

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Perché tutta la sequenza cinematografica intreccia via via, declinazione scientifica delle ricerche ed una versione politica che vede un Oppenheimer, nonostante le illazioni accusatorie maccartiste, che si dichiara, comunque e definitivamente, non comunista. Ma questo non solo perché non aveva aderito convintamente e compiutamente (non aveva mai preso la tessera del partito comunista nonostante l’impegno del fratello e dell’amore di una vita) alla causa comunista, ma anche per le sue convinzioni personali sui paesi comunisti.

In questo film di una certa durata vengono esaltati l’umanità, i sentimenti, le esperienze vissute con le donne di un Oppenheimer pieno di carisma, fascino, forza attrattiva, capace di coinvolgere, sensibilizzare, mobilitare uomini e donne, studiosi e militari. In questo quadro si avvia e si porta a compimento il programma atomico «Manhattan» che condurrà all’orrore.

La figura di Oppenheimer si staglia in tutta la sua energica presenza e soprattutto si distingue quale persona moralmente integra.

Certo il progetto concepito e portato ad esecuzione partendo da quel laboratorio di «male assoluto» Los Alamos qualche dubbio lo genera. Ma la bomba, nel suo concepimento, è frutto della scienza pura. Così viene fuori la reazione nucleare a catena che darà morte consegnandoci una verità catastrofica. Rispetto alla scienza, in parte inconsapevole, nel film si evidenzia una politica che si dimostra stupida perché miope e cinicamente suicida. Ovverosia che una simile scoperta può far vincere una battaglia, attraverso la distruzione di Hiroshima e Nagasaki, però andando a perdere la guerra dei tempi, quella guerra fredda infinita che, comunque, non è riuscita a eliminare le tante guerre avviate nel mondo, compreso l’odierno conflitto di Ucraina.

Nella squadra fisici, matematici, biologi, rappresentata nel film, fa una sortita pure l’italianissimo Enrico Fermi che, da uomo libero, non vuole sottostare ai diktat del comando militare americano. A volte il film assume le coloriture del bianco e nero e del color «seppia» per tratteggiare il tempo trascorso, in una sorta di docu-fiction. Nolan riesce bene a rappresentare quel corto-circuito in cui il progetto scientifico «Trinity» si è trasfuso nel progetto militare «Manhattan». Corto-circuito che ha condotto ad una inchiesta storico-politica che ha messo a nudo intrighi, misteri, pressioni, gelosie sulla ricerca e le tattiche utilizzate per la creazione dell’arma letale.

Durante l’inchiesta vengono messi a nudo, attraverso gli interrogatori a cui sono stati sottoposti tutti i soggetti coinvolti nell’affare bomba atomica. Certo tra gli intrighi vi è l’amore, segreto ed eterno, di Oppenheimer per l’amante impegnata nel mondo comunista della guerra in Spagna. Ed in sede di indagine Oppenheimer rappresenta nel dettaglio trasparentemente gli anfratti più scabrosi, dichiarando ai verbalizzanti i suoi più appassionati coinvolgimenti consegnandoli alla storia.

Certo il progetto militare aveva un fine, al di là e prima delle macerie che ha lasciato, di definire la conclusione dello scontro bellico. E quindi la scoperta della bomba atomica era da ritenersi abbastanza positiva per far finire tutte le guerre ed iniziare una nuova fase della cd. guerra fredda. La bomba, così, doveva essere uno strumento deterrente per escludere l’inizio di nuove guerre in un mondo meglio controllato.
Ma così non è stato.

Difatti l’impatto, del denominato in linguaggio cifrato, di «budget» è stato un momento dirompente per la civilizzazione dell’umanità. E le parole di Fermi, quando si allontanò da gruppo di studio, fu lungimirante nel prefigurare il disastro nel dire, rivolgendosi a Robert Oppenheimer, «non faccia esplodere il mondo giacchè, nell’ipotesi della reazione a catena infinita, potrebbe incendiare l’atmosfera.»

Da qui il percorso di consapevolezza dello scienziato Oppenheimer, che si rende conto che era «divenuto morte, il distruttore di mondi.» Di conseguenza dopo l’esperimento di Los Alamos inizia la crisi esistenziale dello scienziato americano. E percepì, lui fautore della scienza ai massimi livelli, che la scienza veniva trattata dai militari come l’utile idiozia, consegnata a mani malvagie, ciniche, cieche e senza alcuna sensibilità, tali da condurre alla distruzione del Giappone con la terribile esperienza di Hiroshima e Nagasaki.

Quel luogo che, per intese internazionali con la Russia, venne prescelto come territorio-cavia per dare sfogo alla disumanità assoluta. Con immagini crude, intense, terribili il regista Nolan mette a fuoco, pienamente in tutta la sua intensità, la tragedia.

Qui si scontrano due atteggiamenti per un verso la scienza, che con gli scienziati evoca attraverso i pianti di Oppenheimer il fallimento nel determinare l’immane terrore. Mente la politica, di contro, con un Truman cinico e beffardo, denota la cecità dei ruoli di comando.

Ebbene la figura Oppenheimer, nella sua versione di guru/sfinge dell’atomica, sintetizza correttamente, descrivendo con queste parole i soggetti in capo: «America e Russia sono come due scorpioni in un barattolo.» Si fronteggiano pronti a darsi il morso letale.

La morale conclusiva porta ad una scienza «utilizzata» e tradita ed è questo il senso profondo del finale angoscioso, in cui i pupi della politica eterodiretta (organi che hanno svolto l’indagine sull’intera operazione) ritengono e dichiarano Oppenheimer traditore della causa americana, perché aveva rappresentato pubblicamente i dubbi sugli effetti della scoperta fatta.

Insomma il film dipana la sconfitta dell’uomo di scienza, laddove la politica ha fornito materia e concetti su cui misurarsi ancor oggi ovvero: «Le scienze fisiche, buone e innocenti in sé, avevano già cominciato a essere distorte e subdolamente manovrate in una certa direzione. Negli scienziati si era sempre più affievolita la speranza di raggiungere verità obiettive; il risultato era l’indifferenza per questo problema e la ricerca esclusiva del potere puro e semplice. Ciance sullo slancio vitale e amoreggiamento con il panpsichismo promettevano di ripristinare l’Anima Mundi dei maghi. I sogni di un destino lontano e futuro dell’uomo diseppellivano dal sepolcro basso e inquieto il vecchio sogno dell’Uomo-Dio» (Lewis, 1999). Film da vedere su cui riflettere a lungo.

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