La sovranità appartiene al popolo ma c’è sempre qualcuno che gliela vuole togliere

I ciarlatani, sedicenti scienziati, potranno pontificare a loro piacimento e senza contradditorio per compiacere le direttive dell’OMS

Senza fari puntati sull’argomento, quasi in sordina, è in corso la revisione del Regolamento sanitario internazionale (RSI) che dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno. I soggetti interessati sono gli Stati che aderiscono all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) che, a sua volta, è una delle tante Agenzie che operano all’interno delle Nazioni Unite (ONU).

Il Regolamento attualmente in vigore risale al 2005, ma dopo l’esperienza della pandemia da Covid 19, si è pensato di rivedere alcuni articoli al fine di dare all’OMS maggiori poteri d’intervento per fronteggiare le prossime pandemie date ormai per certe proprio da coloro che dovrebbero prevenirle e scongiurarne l’intensità e la gravità.

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Non a caso, l’attuale direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, dopo avere consultato la sua palla di vetro, preconizza l’arrivo di un’altra variante del Covid «capace di causare nuove ondate di malattia e morte». Sulla stessa linea Albert Bourla, l’amministratore delegato di Pfizer, la multinazionale del farmaco che ha realizzato i profitti «che sono stati i più alti di sempre», vendendo i suoi vaccini a mRNA per la gioia dei suoi azionisti ma non dei vaccinati. La fine della pandemia ha comportato una contrazione degli affari di circa il 40% ma il riscatto arriverà nel 2024: «il nostro futuro è brillante».

Benvenuti nell’era delle pandemie preconizzata dalla ineffabile Ursula von del Leyen presidente della Commissione Europea. In un clima di previsioni apocalittiche, sembra del tutto naturale che l’OMS, il più alto organismo sanitario mondiale, che si occupa della «salute fisica, mentale e sociale» delle popolazioni della terra, pensi di potere rispondere più efficacemente alle prossime emergenze sanitarie. Ma come? modificando il proprio Regolamento per rendere vincolanti e non oppugnabili le decisioni relative agli aspetti di «salute pubblica», ampiamente e genericamente intesa, purché di carattere internazionale. Che così venga quasi del tutto prosciugata la sovranità degli stati in materia sanitaria rimane solo un trascurabile dettaglio.

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Il Direttore generale potrà dichiarare lo stato di «emergenza sanitaria pubblica» sulla base di informazioni non necessariamente condivise dagli stati aderenti e dare il via alle restrizioni ormai tristemente note, particolarmente in Italia, che vanno dalle chiusure ai confinamenti, al distanziamento sociale, alle vaccinazioni obbligatorie, alle medicalizzazioni forzate, all’obbligo di un passaporto sanitario digitale per potersi spostare da uno stato all’altro, e così via. Persino la libertà di parola potrà subire dei limiti perché dietro il lodevole intento di «rafforzare l’alfabetizzazione in materia di pandemia e sanità pubblica» si chiede agli stati di attivarsi «per contrastare notizie false, fuorvianti, cattiva informazione o disinformazione».

I ciarlatani, sedicenti scienziati, potranno pontificare a loro piacimento e senza contradditorio pur di compiacere le direttive dell’OMS, come già abbiamo visto dalle nostre parti quando i governi pandemici, con la complicità dei maggiori mezzi di informazione, hanno provato a silenziare le voci critiche di premi Nobel e scienziati di chiara fama: ci siamo dovuti accontentare di zanzarologi e veterinari di varia estrazione nonché di spudorati esibizionisti alla ricerca di visibilità mediatica.

Del resto, dall’articolo 3, nella cosiddetta «bozza zero», scompare il riferimento al «pieno rispetto della dignità, dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo» sostituito con un fumoso richiamo a principi di «equità, inclusività e coerenza», interpretabili ed applicabili a piacimento.

Se si pensa che l’OMS è una organizzazione intergovernativa che non è finanziata solo dagli stati aderenti, ma che riceve cospicui finanziamenti da soggetti privati, perlopiù case farmaceutiche e soggetti che agiscono nel campo sanitario, per un ammontare che si aggira intorno all’80% del bilancio complessivo, si insinua il sospetto, più che legittimo, che si voglia passare da una organizzazione al servizio degli stati, agli stati al servizio dell’OMS e dei privati che ne alimentano le casse.

È fin troppo noto come il solo Bill Gates, con la sua Fondazione Bill e Melinda Gates, sia il primo finanziatore privato ed il secondo in assoluto dopo gli Stati Uniti; ed è altrettanto noto come sia riuscito ad influenzare le scelte sanitarie mondiali durante la pandemia da Covid 19.

Le organizzazioni che si occupano dei diritti umani hanno già fatto sentire la propria voce e si è fatto osservare anche «come la crisi del COVID-19 sia stata usata dagli attori privati per tenere in ostaggio i diritti alla salute delle persone per espandere i profitti».

A tutto ciò va aggiunto che non è previsto alcun controllo parlamentare e neppure alcuna giurisdizione legale in grado di sanzionare eventuali abusi. In Italia, quattordici associazioni, oltre a medici, giuristi e persone comuni, già lo scorso mese di marzo hanno indirizzato al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, una lettera aperta per chiederle di attenzionare il nuovo testo di Regolamento, superando «una narrativa ufficiale dimostratasi fallace», e di farsi «portavoce nelle sedi europee ed internazionali appropriate… nell’interesse degli italiani, degli europei e dei popoli del mondo intero».

La lettera si conclude con un appello a «difendere la sovranità del nostro Paese e il diritto dei suoi cittadini a non subire ulteriori violazioni dei loro diritti fondamentali». I negoziati sono ancora in corso e spetterà all’Assemblea mondiale della sanità approvare il testo definitivo.

Nel frattempo, però, in assenza di un dibattito pubblico, la vicenda sembra svolgersi sotto traccia. Nel corso della 76ªAssemblea mondiale della salute, tenutasi a Ginevra lo scorso mese di maggio, in un incontro con il direttore generale dell’Oms, il nostro ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha promesso di «contribuire in modo costruttivo» ai negoziati. C’è da sperare che dietro l’afflato «costruttivo» non si nasconda l’accondiscendenza di un ministro i cui trascorsi di componente del Comitato scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità, lo hanno visto sostenitore delle più assurde restrizioni delle libertà individuali durante la disastrosa gestione della crisi pandemica da parte del suo promotore: l’allora ministro della Salute Roberto Speranza.

Lo Stato non può permettersi ulteriori restrizioni alla propria sovranità, che è poi la sovranità del popolo italiano messo all’angolo da una selva di trattati internazionali ed ormai in balia di spregiudicati poteri sovranazionali che hanno svuotato di senso la tanto decantata democrazia. È tempo che i «sovranisti» al governo dimostrino di essere autenticamente tali, e non solo a parole.

Nuccio Carrara
Già deputato e sottosegretario
alle riforme istituzionali

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